Mondo

La Pace in Somalia e Darfur passa per Asmara

Parla l’esperto Marc Lavergne: «L’Eritrea vuole presentarsi alla comunità internazionale come attore insostituibile per la pacificazione in Africa centrorientale»

di Joshua Massarenti

«Perché hai scritto che il nostro movimento è aiutato dalle truppe eritree?». Di tutta la vicenda che ha coinvolto Massimo Alberizzi in Somalia, questo è il «momento chiave». Lo scrive di proprio pugno l?inviato del Corriere della Sera, sequestrato il 1°dicembre per 48 ore dai miliziani delle Corti islamiche con l?accusa di aver scritto articoli in cui era comprovato il coinvolgimento di Asmara nella guerra che oppone gli islamisti al governo transitorio somalo sostenuto dalla comunità internazionale. Il sequestro di Alberizzi, fortunatamente risoltosi con la sua liberazione, dovrebbe richiamare l?attenzione dell?opinione pubblica sul ruolo di primo piano che l?Eritrea sta giocando sullo scacchiere geopolitico dell?Africa orientale. «Un ruolo», precisa lo specialista della regione Marc Lavergne, «che Asmara è spinta a ricoprire per via della totale stagnazione politica, economica e sociale che regna nel Paese. Il servizio militare obbligatorio imposto per cinque anni a tutti i maggiorenni eritrei, ragazze comprese, frena considerevolmente i matrimoni, il sistema educativo e l?entrata di forze dinamiche sul mondo del lavoro». Da cui lo stato comatoso di un?economia alla guida della quale si pone un regime noto per il suo autoritarismo. Per nascondere questa cupa realtà, Asmara quindi punta tutto sulla politica estera. Che prevede, tra le altre cose, la risoluzione del litigio frontaliero con l?Etiopia, l?eterno nemico contro il quale l?Eritrea si sta opponendo in Somalia. Come ai vecchi tempi della Guerra fredda, la logica secondo la quale «il nemico del mio nemico è mio amico» vede Asmara supportare militarmente le Corti islamiche per contrastare il sostegno di Addis Abeba al regime transitorio somalo. «Oltre agli interessi commerciali e geostrategici di un?area di passaggio cruciale tra il Mar Rosso e l?Oceano indiano», sostiene Lavergne, «la Somalia potrebbe essere utilizzata dall?Eritrea come strumento di pressione sulla comunità internazionale affinché convinca l?Etiopia a rispettare gli accordi presi nel 2000», che prevedono il ritiro delle truppe etiopi dalla regione di Badme assegnata ad Asmara. Non solo. C?è un?altra carta che l?Eritrea sta giocando: il Darfur. Da tempo, il regime di Isaias Afworki accoglie nella capitale eritrea i leader ribelli darfuriani in lotta contro Khartoum. L?Eritrea, infatti, non perdona il regime islamico-militare sudanese di aver appoggiato l?Etiopia durante le guerre che hanno opposto Asmara ad Addis Abeba tra il 1962 e il 1991 e, poi, tra il 1998 e il 2000. «Ancora una volta» conclude Lavergne, «irrompere nelle beghe interne sudanesi significa per l?Eritrea presentarsi agli interlocutori occidentali come attore insostituibile per la pace in Darfur e più in generale nell?area centrorientale dell?Africa».


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