Famiglia

Informahandicap: dopo quattro anni sono 70 in Italia

Questi Servizi, nati nel 2002 a Bologna, hanno visto un aumento del 141%

di Gabriella Meroni

Erano 29 nel 2002, quando il CRH – Centro risorse handicap del Comune di Bologna ne fece il primo censimento in occasione del convegno “I servizi Informahandicap in Italia”. Ora a distanza di quattro anni sono diventati 70, con un aumento del 141%. Questi i dati che emergono dall’aggiornamento della banca dati dei Servizi Informahandicap italiani presente nel sito www.handybo.it del CRH La Regione con più servizi di questo tipo rimane sempre il Piemonte con 20 sportelli, seguita dal Veneto con 12 e dall’Emilia Romagna con 9. “Fermento” in Toscana dove hanno aperto negli ultimi anni ben 6 sportelli e altri se ne annunciano. Anche in tutte le regioni meridionali, salvo la Sardegna, si è attivata almeno una esperienza del genere. Un forte impulso è venuto dall’anno europeo della persona disabile (2003) durante il quale molte amministrazioni locali hanno progettato e in parte avviato svariate esperienze di carattere informativo rivolte alla disabilità : alcune sono rimaste al palo, altre si sono concretate in pagine web nei siti di queste amministazioni dedicate ad alcune tematiche di largo interesse (contributi abbattimento barriere, agevolazioni fiscali, permessi lavorativi per genitori….) altre ancora hanno dato vita a sportelli informativi. Rispetto a queste esperienze, ma anche a quelle preesistenti, sarebbe interessante poter avviare una qualche riflessione sulle caratteristiche operative e sui dati quantitativi e qualitativi di affluenza perchè la loro apertura non sia vissuta solo come un momento di arrivo, ma soprattutto di partenza, e quindi stimoli ulteriore capacità di riflessione sul proprio lavoro e di innovazione. Esistono dati riferiti ad un territorio provinciale del nord in cui i tre sportelli formalmente presenti hanno complessivamente avuto solo 60 utenti in un anno e di un altro Informahandicap di un popoloso comune limitrofo ad una grande città, dotata anch’essa di un servizio analogo, che ne ha raccolti poco più di cento. Non parrebbe del tutto insensata una capacità di collaborazione nei territori, tesa ad evitare duplicazioni di servizi, ma al contrario di integrare le esperienze e le risorse, questo in funzione del fatto che il target di riferimento dei servizi Informahandicap è più o meno il medesimo (persone disabili adulte e loro famiglie, circa il 50% dell’utenza) come i temi più gettonati (barriere, ausili, trasporti, agevolazioni fiscali, permessi lavorativi legge 104) “L?efficacia dell?Informahandicap sta nel suo essere un servizio locale, legato alle fonti informative preesistenti, ai servizi sociali e alle esigenze di una comunità definita territorialmente. Non si tratta di un?ovvietà, dal momento che non pochi servizi informativi sulla disabilità in ambito web sono nati e si sono sviluppati come nazionali, e data la loro alta qualità si potrebbe pensare che un portale web o un numero verde nazionali potrebbero garantire tutte le informazioni utili al cittadino con disabilità. Ma se l?Informahandicap è interfaccia da e per una rete di servizi che non può non essere locale (basti pensare al raccordo con il terzo settore, che raramente ha ingenti dimensioni operative), diventa necessario collocarlo a questo livello. Di qui il problema della ?localizzazione ideale? dell?Informahandicap, ossia del giusto grado intermedio tra punto informativo troppo locale (e dunque soggetto quanto meno a diseconomie di scala nel reperimento e nella diffusione dell?informazione) e troppo distante dalle esigenze dei cittadini di un territorio. L?esperienza italiana attuale mostra esempi decisamente variegati…… Quale dunque il livello territoriale ideale entro cui collocare l?Informahandicap? La risposta non può essere netta, ma probabilmente l?ambito provinciale è quello più indicato”. Queste ed altre riflessioni sono oggetto anche di una articolo, curato da M.Rubbi ed A.Pancaldi, che la rivista Autonomie locali e servizi sociali, edita da Il Mulino, ha dedicato al tema nel n.1 del 2006, affrontando i nodi dello sviluppo della informazione sociale in Italia, delle fascie di popolazione disabile che tuttora permangono al di fuori dei circuiti informativi, della dimensione territoriale della informazione sociale ed infine del rapporto tra i servizi Informahandicap e gli Sportelli sociali previsti dalla legge 328/00. Info: www.handybo.it


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