Famiglia

Micro sportelli e rating ad hoc

Incontro sui territori a bassa soglia sociale. Maggiore conoscenza reciproca, soprattutto in vista di Basilea 2. Un esperto traccia le direttrici del futuro prossimo

di Giorgio Fiorentini

Le banche e le organizzazioni non profit per incontrarsi devono riconoscersi come imprese sociali e conoscersi per gestire il ruolo sociale. Avere segni distintivi di autonomia, caratterizzazione gestionale e ?mission?, ma anche fra loro modulari e funzionali allo sviluppo dei territori nonché capaci di integrarsi con una utilità reciproca per la crescita del sistema. È necessario stabilire un ?codice comune e condiviso? non solo in termini di valorialità (ambedue svolgono una funzione sociale e concorrono in modo decisivo a incrementare la ricchezza socio-economica del sistema paese che si articola in territori e localismi), ma anche di pragmaticità per cui le relazioni gestionali e amministrative fra loro sono indispensabili a far convivere reciprocamente l??azienda bancaria? e l??azienda non profit?.

Se le banche non comprendono la qualità della domanda di finanziamento da parte delle non profit che per loro natura sono sottocapitalizzate finanziariamente, ma sovracapitalizzate socialmente, difficilmente riusciremo a incrementare il ?capitale sociale? utile a far decollare i ?territori?. E di converso se le non profit non si attrezzano in termini gestionali per avere un ?asset? finanziario riconoscibile e spendibile presso le banche per farsi apprezzare come clienti affidabili e a solvibilità costante e duratura, è difficile ricoprire un ruolo dinamico e fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del territorio. Con l?avvicinarsi dell?implementazione di Basilea 2, se non si attiveranno accordi tali da costruire un ?rating ad hoc? per le organizzazioni non profit, avremo una crisi profonda dei comparti del ?sistema Italia? presidiato operativamente e socialmente dal non profit.

Dal primo gennaio 2007 esse entreranno in crisi, e assistenza, sanità, cultura, sistema scolastico non avranno più la linfa finanziaria indispensabile per reggere la gestione corrente dei servizi erogati. Le banche effettueranno misurazioni dei rischi (?rischi di default?) delle imprese e quindi del non profit e delle imprese sociali a cui erogano finanziamenti. Il rischio sarà valutato tramite l?accertamento dei requisiti patrimoniali minimi adeguati al rischio di mercato, di credito ed operativo nonché della trasparenza informativa.

Ogni non profit avrà il suo ?rating? e poiché il loro livello di patrimonializzazione è basso, i ?prestiti? e i fidi bancari saranno sempre più difficoltosi (?razionamento del credito?) e avranno un prezzo sempre più elevato. Un ulteriore incontro fra le banche e il non profit dovrà concretizzarsi in una politica di microfinanza per i ?territori a bassa soglia sociale?. Infatti le banche dovranno sviluppare una rete di microsportelli da aprire presso le imprese sociali non profit. Esse, per la loro vicinanza alla domanda di finanziamento sociale, saranno in grado non solo di valutare la qualità/ quantità della richiesta di finanziamento, ma anche controllare ?in itinere? la capacità di ritorno del finanziamento stesso. Dovranno svilupparsi istituzioni finanziarie composte da ?banche e non profit di quartiere o di piccolo comune? che offrano l?accompagnamento alla gestione del finanziamento richiesto per rendere stabile e accettabile il piano di rientro finanziario.

Senza questi incontri fra banche e non profit si rischia di ?decapitalizzare socialmente? il tessuto economico con inevitabili riflessi sociali negativi. È l?ora della ?bancaimpresa sociale?.

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