Mondo

Ong e terrorismo, La marcia indietro di Bruxelles

Frattini mantiene la promessa: dopo le critiche del mondo del non profit, la Ue cestina la bozza di codice di comportamento anticipata lo scorso settembre da Vita

di Emanuela Citterio

Una paginetta e mezza sotto la voce «altri argomenti». È finita con un passo indietro della Commissione europea, per il momento, la vicenda delle misure anti terrorismo Ue che riguardano il settore non profit. Nella raccomandazione agli Stati (quaranta pagine datate 2 dicembre e scaricabili dal sito www.vita.it), le misure di controllo del non profit sono ridimensionate rispetto alla bozza della Commissione per la giustizia e la sicurezza, guidata da Franco Frattini, anticipata da Vita il 3 settembre scorso. Quella bozza conteneva un «Codice di condotta indirizzato agli Stati membri e alle organizzazioni senza fini di lucro (Non profit organization-Npo) sulla vulnerabilità del non profit al finanziamento del terrorismo».

Vita aveva raccolto la voce delle organizzazioni non governative italiane, che contestavano contenuti e metodo della bozza. Oltre a indicare il non profit come possibile canale di finanziamento del terrorismo, la bozza proponeva di designare un organismo di supervisione dipendente dai governi e un controllo che le ong hanno definito ?politico? del settore non profit, attraverso l?adesione o meno codice di condotta. Il primo confronto diretto fra le ong e Frattini è avvenuto su iniziativa del nostro settimanale il 26 settembre a Roma, nella sede della Commissione dell?Unione europea.

La pagina e mezza nel documento divulgato dalla Commissione sembra aver recepito le critiche. Le ong avevano denunciato l?imposizione dall?alto della raccomandazione, senza una vera consultazione del mondo del non profit. Una delle novità della raccomandazione adottata è l?annuncio di una conferenza di esperti su questo tema da convocarsi nella prima metà del 2006. «Siamo soddisfatti», è il commento a caldo di Sergio Marelli, presidente delle ong italiane. «Si tratta di un documento più ampio, non specifico sul non profit, come avevamo chiesto. Una buona notizia è anche l?annuncio di una consultazione con la società civile, necessaria visto che si parla di noi».

Da Bruxelles Luca Jahier, consigliere del Comitato economico e sociale europeo, dice: «I criteri del codice di condotta sono scesi a cinque, rispetto ai 15-20 che erano stati annunciati all?inizio, una vera griglia che rischiava di ingabbiare nella burocrazia il lavoro delle ong. Per di più questi cinque punti sono piuttosto generici. Alla Commissione evidentemente si sono accorti di aver sbagliato bersaglio, volendo applicare al non profit un controllo poliziesco alla stregua delle bande criminali». Il testo approvato il 2 dicembre si limita a dire che «è necessario prevenire l?abuso del settore non profit da parte dei terroristi». Definisce – più in positivo rispetto alla bozza – il non profit e il suo ruolo di complementarietà con il pubblico. Invita gli Stati membri a implementare misure per prevenire l?abuso da parte del terrorismo del settore non profit.

«La Commissione», avvisa tuttavia Jahier, «ha fatto marcia indietro. Ma se è vero che, come dice il nome, questo ramo del Consiglio dell?Unione europea si deve occupare di ?giustizia, libertà e sicurezza?, è altrettanto evidente che il triangolo è di molto sbilanciato sulla sicurezza. Basta considerare gli stanziamenti economici per questo settore: il rapporto con i fondi destinati agli altri due è di 9 a 1. Sta prevalendo uno spirito giustizialista che non tiene conto che per combattere il terrorismo non esistono solo i meccanismi di controllo polizieschi. Per fare un esempio, tutte le misure recenti che riguardano le migrazioni vanno in quest?unica direzione. Le ong hanno il compito di ricordare che investire su libertà e giustizia è indispensabile anche per combattere il terrorismo».

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