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Da Mosca a Kiev, minori abbandonati, accordi mancati e negoziati incagliati

Dei 13 enti italiani autorizzati 6 sono da mesi in attesa di accreditamento. Russia, Bielorussia, Romania, Ucraina: da questi paesi veniva il 60 dei bambini adottati in Italia

di Benedetta Verrini

1 Russia
I bambini negli internat dell?immenso paese sono circa 200mila, cui si aggiungono altri 700mila ?fuori dalla famiglia?. Dei 13 enti italiani accreditati secondo le nuove norme russe in materia di adozione internazionale, sei si trovano da qualche mese in attesa del rinnovo dell?accreditamento; uno è incorso nella sospensione dell?accreditamento; altri 6 sono operativi ma con accreditamenti in scadenza a marzo o maggio 2006.
La Federazione Russa è il secondo paese di provenienza dei bambini adottati in Italia (con un 15,03% del totale), con un?età media all?ingresso dei minori di 4 anni e mezzo.

Il 17 novembre scorso, durante un?audizione parlamentare alla Duma, il viceprocuratore generale Vladimir Kolesnikov ha affermato la necessità di un drastico giro di vite per le adozioni all?estero e ha polemizzato con il ministro competente, Andrei Fursenko, a capo del dicastero Istruzione e scienza che, a suo giudizio, continuerebbe «ad essere troppo tenero con le agenzie straniere attive in questo fiorente business».
Il sanguigno viceprocuratore ha suggerito la creazione di una nuova agenzia federale che si occupi in modo esclusivo delle adozioni internazionali. Ha persino indicato chi potrebbe idealmente capeggiarla: Iekaterina Lakhova, presidente della Commissione della Duma ?per gli affari delle donne, delle famiglie e della gioventù?. La deputata è famosa per la sua forte opposizione a che bambini russi finiscano in famiglie straniere: con ogni probabilità un?agenzia federale da lei diretta renderebbe ancora più difficili le adozioni internazionali.

2 Bielorussia
Rappresentava il quarto paese di provenienza di bambini adottati (6,94% sul totale), con un?età media d?ingresso singolarmente alta, pari a quasi 11 anni e mezzo. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che i bambini bielorussi giungono in Italia anche attraverso la pratica dei ?soggiorni terapeutici?, che ogni anno richiamano circa 20mila bambini a risanarsi dalle conseguenze di Chernobyl. Questi incontri hanno reso più semplice, quando i bambini risultavano orfani, la buona riuscita di adozioni. Messo al bando dal Consiglio dell?Unione europea, il governo bielorusso si trova però politicamente isolato. Il presidente Lukashenko non ha fatto mistero, in passato, della sua avversione verso l?ospitalità delle famiglie straniere che, a suo dire, trasformerebbero i minori bielorussi in ?piccoli capitalisti?. Il blocco delle adozioni è partito nell?ottobre 2004, congelando 150 pratiche già concluse e quasi 500 in itinere. Il 12 dicembre la firma del Protocollo che ha ?sbloccato? l?impasse e riaperto uno spiraglio.

3 Romania
Tra i primi Paesi di provenienza dei minori, è scivolata al decimo posto dopo il blocco definitivo delle adozioni, avvenuto con la legge del primo gennaio 2005. I minori presenti negli internat risultano circa 40mila. L?Unicef ha denunciato la mancanza di politiche di prevenzione e l?elevato tasso di abbandoni. Nella riunione della delegazione parlamentare Ue-Romania, svoltasi il 17 novembre a Strasburgo, Luciana Sbarbati, eurodeputato e segretario nazionale dei Repubblicani europei, ha chiesto alle autorità rumene di adoperarsi affinché il problema dei minori abbandonati trovi soluzione prima della formalizzazione dell?adesione della Romania alla Ue. «Gli istituti hanno difficoltà economiche, le famiglie colpite dalla moratoria, costituite in associazioni, addirittura inviano periodicamente in Romania derrate alimentari», ha sottolineato. «Un paese civile, democratico, rispettoso dei diritti non può e non deve consentire che una intera generazione viva questa condizione di disagio».

4 Ucraina
è attualmente il primo paese di provenienza di minori adottati (21,22% del totale), con una media d?età di 4 anni e mezzo. è anche il paese in assoluto più controverso, più volte chiuso e riaperto alle adozioni, a causa della mancata adesione alla convenzione Aja, del non riconoscimento degli enti autorizzati e delle pratiche d?abbinamento ?su catalogo?, direttamente a scelta della coppia. Il concreto sospetto di traffici di minori ha fatto aprire un?inchiesta della magistratura ucraina e anche italiana. La Cai ha aperto un?indagine conoscitiva. Il 29 settembre l?Ucraina ha sospeso formalmente le adozioni con l?Italia e anche con la Francia, gli Usa, la Germania e il Canada. La decisione, ufficialmente, è stata presa dalle autorità ucraine per inadempienze sull?invio dei rapporti post adottivi, quei rapporti cioè che gli enti, in collaborazione con le famiglie, hanno il compito di compilare e di inviare al paese di provenienza del bambino adottato. In quattro anni, dal 2000 al 2004, le inadempienze contestate all?Italia sono state 169.

Il 18 novembre si è svolta a Roma presso la Cai una riunione con la direttrice del Centro adozioni del ministero dell?Istruzione ucraino, Eugenia Chernyshova.
La direttrice ha proposto sostanzialmente di riaprire un canale adottivo per i minori sopra i 10 anni, per i gruppi di fratelli e per quelli con problemi di salute, e di avviare inoltre una procedura di ?proposte di abbinamento? (tre per ente) da vagliare in Italia, in modo trasparente e controllato. La trattativa sul riavvio delle adozioni è ancora in itinere.

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