Volontariato

Distrofia muscolare: dalla ricerca Telethon incoraggianti prospettive

Dal laboratorio del professor Carlo Minetti, ricercatore finanziato da Telethon presso il Gaslini di Genova, emerge che il trattamento efficace nel modello animale funziona anche su cellule umane

di Benedetta Verrini

Da Telethon arriva un aggiornamento sullo stato della ricerca nel campo della distrofia muscolare. E’ stato fatto un importante passo in avanti, dal momento che dal modello animale si è ora passati alle cellule umane. Un composto chiamato ?inibitore del proteasoma? (nome in gergo MG-132) può ripristinare il complesso glicoproteico della distrofina, la proteina alterata nella distrofia muscolare di Duchenne (DMD) e di Becker (BMD), in cellule muscolari provenienti da 9 pazienti affetti dalle due forme della malattia (6 DMD e 3 BMD). In 4 casi su 6 nelle DMD ed in tutti e tre i casi di BMD la quantità di distrofina e delle proteine associate aumenta. La notizia, pubblicata su American Journal of Physiology-Cell Physiology, proviene dal laboratorio del professor Carlo Minetti, ricercatore e clinico finanziato da Telethon presso l’ Istituto Gaslini di Genova. Gli stessi ricercatori avevano applicato il trattamento nel muscolo scheletrico nel topo mdx, il modello animale per la distrofia di Duchenne, e avevano visto un recupero nelle fibre malate dei livelli di distrofina, beta-distroglicano, e di alfa-sarcoglicano, le proteine che ?lavorano? insieme alla distrofina per garantire il funzionamento del muscolo. Da verificare sono ancora sia i possibili effetti positivi sulla resistenza meccanica e sul rallentamento della degenerazione della fibra muscolare, che la loro durata nel tempo. La presenza e l’integrità della distrofina e delle proteine ad essa associate nella cellula muscolare sono infatti fondamentali ma non sufficienti per la corretta attività della fibra: ecco perché i sintomi delle due forme di distrofia sono proprio progressiva debolezza e degenerazione dei muscoli. I risultati ottenuti sulle biopsie muscolari provenienti da pazienti DMD e BMD attraverso una tecnica di espianto in terreno di coltura messa a punto dai ricercatori, anche se preliminari, sono incoraggianti e offrono interessanti prospettive future per la terapia delle due distrofie. Il blocco dell’attività del proteasoma, un complesso enzimatico che degrada le proteine anomale, rappresenta un filone innovativo nella ricerca di nuove terapia per le distrofie muscolari. Commenta Minetti: ?Il passo successivo sarà quello di trovare un farmaco efficace nell’inibire la degenerazione delle proteine muscolari attivata dal sistema proteasomico, da somministrare ai pazienti con distrofia muscolare, senza rischiare pericolosi effetti collaterali?. A oggi il professor Minetti ha ricevuto 5 finanziamenti Telethon consecutivi a partire dal 1991 e nel 2003 ha ottenuto un ulteriore finanziamento grazie al bando di ricerca clinica Telethon-UILDM. Telethon nasce per volontà della UILDM, l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, e fin dalle sue origini la storia di Telethon è stata legata indissolubilmente alle distrofie muscolari. La distrofia muscolare di Duchenne (1,5-2/10.000 nati vivi) e la sua variante, la distrofia di Becker, rappresentano il 50% di tutte le distrofie muscolari. La DMD è una malattia genetica degenerativa dei muscoli ed è la forma più grave perché colpisce anche i muscoli respiratori e il cuore, specialmente negli ultimi anni di vita. I primi sintomi si manifestano intorno ai tre anni e l’aspettativa di vita non supera in media il venticinquesimo anno di età. La malattia origina da alterazioni in un gene situato sul cromosoma X che produce una proteina chiamata distrofina. La DMD quindi colpisce, tranne rarissime eccezioni, esclusivamente i maschi, che possiedono un solo cromosoma X. Questo perché nelle femmine, che possiedono due copie del cromosoma X, il deficit è compensato dalla presenza di una seconda copia corretta del gene. Nella DMD la proteina è assente, mentre se la distrofina c’è ma funziona male ne risulta la più benigna distrofia di Becker. Entrambe quindi, DMD e DMB, dipendono da difetti dello stesso gene e sono varianti della stessa malattia. Attualmente non esiste una cura, se non trattamenti da parte di personale specializzato per limitarne gli effetti e per prolungare e migliorare la durata e la qualità della vita.


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