Non profit
Lo sponsor? Sì grazie. Purché sia etico
Le aziende che vorranno sostenere i festeggiamenti della Fis dovranno passare un esame di responsabilità. Come? Attraverso un test messo a punto da Avanzi. Che funziona così
Nei sotterranei della modernità non è difficile perdersi. Viviamo un oggi fondato sull?immagine, sull?evidenza dei riflettori, sulle donazioni fatte davanti alle telecamere. Sulla bontà a buon mercato. Adesso poi che i soldi si trasferiscono con un clic, è ancor più semplice dimenticare la loro provenienza. Come dicevano gli antichi? Pecunia non olet: una di quelle sciocchezze ereditate dal passato, accettate così, senza porsi questioni. Perché dopo tutto faceva assai comodo. Ma nel villaggio globale, per fortuna, è aumentata la consapevolezza, il desiderio di muoversi con attenzione, di non improvvisare. Specialmente da parte delle organizzazioni che della responsabilità e dell?etica hanno fatto una bandiera.
«Quando ci siamo accorti che per festeggiare il centenario dello scoutismo avevamo bisogno di risorse straordinarie, ci siamo domandati se eravamo in grado di gestire correttamente una raccolta fondi », spiega a E&F Chiara Sapigni, presidente della Federazione italiana scoutismo, cui aderiscono l?Agesci – Associazione guide e scouts cattolici italiani e il Cngei – Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani. «Non volevamo essere sprovveduti di fronte al mercato delle aziende e accettare sponsorizzazioni purché fossero».
Già perché anche se vuoi giocare ?nella squadra di Dio?, come dicono gli scout, il rischio di sbagliare c?è, eccome: associare il proprio marchio a un?impresa non trasparente può dar luogo a uno spiacevole effetto boomerang; la (buona) reputazione è un ingrediente essenziale e irrinunciabile. È nata così la collaborazione fra la Fis e Avanzi, una società che da dieci anni si occupa di consulenza per la progettazione e applicazione di strumenti innovativi per la sostenibilità ambientale, economica e sociale. «Abbiamo messo a punto un modello di analisi per valutare il grado di responsabilità sociale delle imprese », spiega Stefano Isolica, «e, grazie a un database che ormai contiene i profili di moltissime imprese, approntato il progetto Sponsor etico». In pratica l?idea è quella di favorire l?incontro fra un?azienda ?virtuosa? e un ente non profit alla ricerca di fondi, verificando in modo preliminare la compatibilità in termini etici fra l?associazione che necessita di risorse e l?impresa che potrebbe diventare sponsor. Una compatibilità non stabilita a priori, secondo criteri assoluti, ma individuata mediante un procedimento trasparente e condiviso: escluse a priori quelle aziende che fanno business controversi o in qualche maniera violano i diritti umani, si tratta di declinare il sistema di valori di un?associazione trasformandolo in criteri di definizione del possibile sponsor.
«Da parte nostra», spiega Sapigni, «abbiamo collaborato con Avanzi nella definizione dei criteri per l?ammissibilità di uno sponsor. Non avevamo esperienze concrete, ma potevamo far riferimento ad esempio alle Linee guida per l?economia al servizio dell?educazione, un documento approntato tempo fa. Senz?altro questa collaborazione ci ha permesso di superare una certa diffidenza verso la raccolta fondi e di uscire da una logica difensiva (che avrebbe per esempio potuto spingerci ad aumentare le quote dei ragazzi) per arrivare a una strategia più articolata, la sola che possa consentire un anno di eventi e la campagna di comunicazione in occasione del centenario«. Dal confronto preliminare è nato un vero e proprio regolamento che disciplina l?ammissibilità degli sponsor (classificati con un rating etico), e quindi la campagna di fund raising della Fis ha potuto prendere il via.
«Non abbiamo ancora riscontri concreti. Molte aziende stanno decidendo in questi giorni», afferma la presidente, «ma certamente dal nostro punto di vista siamo sereni. Tanto che stiamo pensando a un protocollo da sottoscrivere con Avanzi». Insomma, le frontiere del fund raising si stanno ampliando, stanno incrociando sempre più gli orizzonti della responsabilità sociale e grazie a nuove alleanze stanno individuando originali metodi di analisi, più oggettivi e sicuri.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.