Depressione perinatale

Mamma e papà stanno bene?

Una neomamma su quattro e il 5% dei papà hanno almeno un sintomo depressivo, secondo i primi dati del progetto di coorte «Nascita» del Mario Negri. I ricercatori:«Uno screening di salute mentale per i genitori si potrebbe fare contestualmente alla valutazione del neonato dal pediatra di famiglia»

di Nicla Panciera

Photo by Jessica Rockowitz on Unsplash
Photo by Jessica Rockowitz on Unsplash

Prestare attenzione alla salute mentale di mamma e papà dopo la nascita di un figlio consente di intervenire prontamente in caso di bisogno, scongiurando anche eventuali rischi per la salute dei nuovi nati. Uno screening del disagio psichico perinatale è possibile in modo semplice e rapido coinvolgendo i pediatri di famiglia nella valutazione dei neogenitori. Lo suggerisce un lavoro apparso su Bmj Open condotta dal Dipartimento di epidemiologia medica del Mario Negri di Milano, che ha evidenziato la presenza di un qualche sintomo depressivo in quasi una neomamma su cinque e nel 5% dei neopapà. Delle 2203 coppie che hanno completato la valutazione, ad essere stati classificati come «probabilmente depressi» sono stati 141 madri (5,3% del campione totale) e 18 padri (0,8% del campione totale).

Lo studio del Mario Negri

Durante la prima visita, i pediatri hanno raccolto alcuni dati sociodemografici riguardanti i genitori e informazioni sul loro stato di salute, la gravidanza e il parto. I questionari sono stati somministrati durante la prima e la seconda visita, programmate a 45 e a 60/90 giorni dal parto. Inoltre, alla terza visita, dai 5 ai 7 mesi dopo il parto, il medico pediatra doveva rispondere ‘sì’ o ‘no’ a una domanda sulla depressione postpartum dei genitori.

«L’utilizzo delle domande di Whooley che tecnicamente non sono uno strumento diagnostico potrebbe quindi portare a stime di incidenza non accuratissime, ma è un questionario molto semplice e rapido da somministrare e consente di individuare prontamente delle situazioni a rischio da inviare a valutazione specialistica» precisa la prima autrice del lavoro, Giulia Segre del Laboratorio di epidemiologia dell’età evolutiva del Mario Negri.

Il progetto Nascita

I partecipanti allo studio osservazionale prospettico sono parte della coorte Nascita (da NAscere e creSCere in ITAlia), composta da 2.474 bambine e 2.580 bambini nati tra aprile 2019 e luglio 2020, assistiti da 139 pediatri di famiglia che hanno aderito al Progetto. L’obiettivo è di costruire un osservatorio nazionale a partire dall’ambulatorio dei pediatri di famiglia per descrivere e seguire nel tempo i bambini e valutarne in diversi contesti di vita lo sviluppo, la crescita, i percorsi educativi e di cura.

«Abbiamo visto che una diagnosi psichiatrica in gravidanza o subito dopo il parto è un fattore di rischio per la depressione; inoltre, c’è un’associazione tra sintomi depressivi postpartum e allattamento non esclusivamente al seno e tra sintomi depressivi paterni o materni e disturbi del sonno nel piccolo» spiega Antonio Clavenna, responsabile del ‍Laboratorio di Epidemiologia dell’età evolutiva e tra gli autori dello studio, che mette in guardia: «Sono questi dati da valutare con cautela». Infatti, non è tuttavia chiara la direzione dell’associazione e i rapporti di causa effetto: «È possibile sia che un genitore depresso percepisca meglio il sonno disturbato del figlio sia che il piccolo reagisca alla depressione genitoriale dormendo male».

Il nostro auspicio è che, contestualmente alla valutazione del piccolo, si aggiunga anche questo tassello relativo alla salute dei genitori

— Antonio Clavenna, responsabile del ‍Laboratorio di Epidemiologia dell’età evolutiva del Mario Negri

L’importanza degli studi di coorte sui nuovi nati

Gli ampi studi di coorte di nuovi nati, che analizzano gruppi di bambini che hanno un unico punto in comune – l’anno di età –  fin dalla loro nascita e registrano un ampio spettro di informazioni, sono molto importanti ma impegnativi (come conferma la numerosità dei progetti inclusi nel  Child Cohort Network del LifeCycle Project-EU, un progetto finanziato con 10 milioni di euro dalla Commissione Europea).

Sono preziosi perché consentono l’osservazione di una situazione in divenire senza conoscerne l’esito, se cioè una tal condizione di salute si presenterà o meno. In Italia, gli studi di coorte di nuovi nati sono basati su uno o più centri, come lo studio Gaspii (Roma), Co.N.ER (Bologna), Ninfea (Torino – web), Nacii (Trieste), Piccolipiù (in 5 città) e Mubicos (sui gemelli in 8 centri nascita).

Il coinvolgimento dei pediatri di famiglia

Una peculiarità di Nascita sta nel coinvolgimento del pediatra di famiglia, «che regolarmente incontra il nucleo familiare, è figura garante della salute del piccolo e dei genitori» spiega Antonio Clavenna «Il nostro studio non solo li responsabilizza ma fornisce loro anche uno strumento pratico per la clinica quotidiana per catturare segnali di allarme. Il nostro auspicio è che si aggiunga anche questo tassello relativo ai genitori contestualmente alla valutazione del piccolo». Il team sta ora valutando i bambini a tre anni, guardando in alcuni di loro anche al neurosviluppo.

Studi epidemiologici evidenziano che la depressione post partum è più comune di quanto si pensi e colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme. Per il network italiano per la salute mentale perinatale conferma che il rischio di depressione nel periodo perinatale dovuto alla pandemia è passato dall’11,6% nel 2019 al 13,3% nel 2020, fino al 25,5% nel periodo tra novembre 2021 e aprile 2022.


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