Cent’anni fa a Ostana, 500 case a 1.282 metri, nell’alta Valle Po, abitavano 1.200 persone. Negli anni Novanta però ne erano rimaste soltante cinque, ovviamente tutti anziani, i giovani erano andati via per lavorare. Oggi invece Ostana – uno dei Borghi più belli d’Italia – di abitanti con la "A" maiuscola (quelli per intenderci che risiedono qui tutto l’anno, sfidando la neve e l'inverno) ne ha 41. Di essi cinque sono bambini e due adolescenti. Un particolare che Giacomo Lombardo, il sindaco, sottolinea con esplicito orgoglio. Il suo obiettivo adesso è «arrivare a 100 dormienti». L'ultimo nato, Pablito, è arrivato a gennaio.
Ostana è il "Chersogno" di Il vento fa il suo giro, il film che nel 2007 sdoganò nell'immaginario collettivo il fenomeno dei ritornanti, seppure ancora nella versione di sognatori romantici o vagamente burberi, che avevano la pazza idea di tornare alla montagna dopo decenni di abbandono. La storia a cui il film si ispirò accadde qui. L’anno scorso Ostana ha vinto il Premio Angelo Vassallo, promosso da ANCI e Legambiente per le buone pratiche nei piccoli comuni. L’aumento esponenziale dei residenti è senza dubbio un risultato clamoroso, insieme al fatto che i due terzi dei 500 edifici del paese sono stati ristrutturati con l’utilizzo di materiali tradizionali e il rispetto delle forme architettoniche alpine. Ostana è insomma l’esempio di una “resilienza” montana, di una capacità di reinventarsi e di guardare al futuro. Un piccolo paese che – come successo pochi giorni fa a Esino Lario con il raduno mondiale di Wikipedia – si è scoperto capace di stare sulla scena del mondo: dal 9 al 23 luglio ospiterà il Campo internazionale di volontariato di Legambiente, organizzato in collaborazione con l’associazione locale Bouligar e il Comune, in arrivo ragazzi e ragazze da Canada, Russia, Taiwan, Serbia, Spagna, Repubblica Ceca e mezzaItalia, mentre a inizio giugno, per l’ottava volta, a Ostana si sono dati appuntamento i massimi scrittori al mondo che utilizzano per scrivere la lingua madre di una minoranza linguistica, con autori di lingua yoruba, inuit, shuar, maori.
Giacomo Lombardo è tornato in paese nel 1985, portandosi dietro moglie e figli: «Erano gli anni terribili dello spopolamento, Ostana aveva il vantaggio di non avere avuto danni urbanistici, così abbiamo puntato subito sul recupero delle abitazioni, intuivo che la gente avrebbe apprezzato la possibilità di ristrutturare la casa di famiglia». Dal 1985 a Ostana non si edifica nulla di nuovo, ma quasi tutto ormai in paese è stato sistemato con «quattro o cinque regole, uso pietra e legno, tetti in pietra, una ristrutturazione coerente con il paesaggio». La seconda leva di azione è la valorizzazione della cultura occitana, «che poi l’abbiamo scoperto negli anni Ottanta che si chiamava “occitana”, prima per noi era semplicemente il dialetto dei nostri nonni», ride Lombardo. Grazie al premio letterario “Scritture in lingua madre" Ostana una volta l’anno diventa centro di un turismo culturale di qualità, un momento di arricchimento per la comunità. Ma non è un appuntamento isolato: c’è un corso per attori, un corso di cinema… «so che a molti sembra strano, ma in questo piccolo luogo si concentrano moltissime attività qualificate. Il segreto? Aver puntato sulla bellezza, perché il bello porta altro bello».
So che a molti sembra strano, ma in questo piccolo luogo si concentrano moltissime attività qualificate. Il segreto? Aver puntato sulla bellezza, perché il bello porta altro bello
Giacomo Lombardo
Ad animare il centro polifunzionale di Ostana oggi è un gruppetto di 7/8 giovani, riuniti nella cooperativa "Bouligar". Fra loro c’è anche il figlio del sindaco Lombardo, laureato in archeologia e muratore in paese: «Quelli di oggi sono i primi risultati di un lavoro iniziato trent’anni fa. Forse siamo stati bravi a intuire che c’era una possibilità, là dove sembrava che Ostana fosse destinata a morire. La montagna è come un forziere, sai che contiene ricchezze ma sembra chiuso per sempre, poi invece a un certo punto ridà quanto ha accumulato. Forse oggi siamo a quel punto lì».
La montagna è come un forziere, sai che contiene ricchezze ma sembra chiuso per sempre, poi invece a un certo punto ridà quanto ha accumulato. Forse oggi siamo a quel punto lì
Giacomo Lombardo
Un mese fa a Ostana si è celebrato il primo matrimonio da decenni: quello di Serena e Andrea. Le loro famiglie vengono dalla “pianura”, ma il nonno di Andrea veniva da qui. Si sono conosciuti in orchestra occitana e quando hanno deciso di sposarsi hanno pensato di tornare a Ostana. Serena è laureata in Scienze erboristiche e ha messo in piedi l’Orto di Ostana: coltiva verdure biologiche e erbe officinali. «Ho passato notti intere sulle mappe del Comune, scrivendo i nomi dei proprietari su ogni pezzo di terra, cercando di mettere insieme un’area sufficiente per avviare il progetto», racconta il sindaco. «Abbiamo contattato insieme quasi tutti i proprietari, chiedendo l’affitto del terreno, tanti l’hanno concesso gratuitamente, meglio un terreno coltivato che mangiato dalle vacche. Abbiamo fatto un’associazione, Serena ha recintato tutto e seminato, vedremo…».
La rinascita della montagna è possibile. Il trend dello spopolamento si è invertito da ormai vent’anni, anche se nessuno lo dice. In tanti guardano alla montagna come opportunità. «Il problema è la politica. Per Roma la montagna è il Sestrière, non Ostana. Adesso abbiamo l’agriturismo, l’affittacamere, un ristorante… Da Ostana a Roma vanno 350mila euro di Irpef all’anno: sa quanti ce ne tornano dallo Stato? 20mila».
Ostana, storia di una rinascita
Testi a cura di Sara De Carli
Foto di Sergio Beccio
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