Siamo a Brandeburgo. Uno dei sedici Stati federali situato nella zona orientale della Germania. Precisamente ad Luckenwalde, poco più di ventimila abitanti e una coscienza pubblica ed un impegno civile, che qui, ai cittadini, viene riconosciuto.
E i cittadini non sono solo quelli tedeschi. Giulia Scoz ha 31 anni. In Germania si è trasferita sette anni fa. È nata a Trento e dopo aver studiato scienze politiche prima a Padova e poi a Torino ha capito che l’Italia “non era pronta per lei”. La Germania sì. È stata accolta bene e ha sua volta ha imparato ad accogliere gli altri. Ed ultimamente “gli altri”, in Europa, sono sempre loro, i migranti.
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Da quando lo scorso anno la Germania ha aperto le frontiere i profughi sono arrivati in migliaia. «E sono», dice a Vita.it Giulia, «esseri umani, persone. E hanno gli stessi diritti di tutti noi altri. Per me è importante che vivano una vita in pace, una vita serena – in questo caso – in Germania».
E perché questo fosse possibile Giulia si è impegnata molto. Tanto che lo scorso dieci settembre è stata premiata per il suo lavoro dal Presidente federale della Germania Joachin Gauck durante la tradizionale Festa del Presidente della Repubblica alla Schloss Bellvue – residenza ufficiale di Gauck.
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Premiata, appunto, per il suo impegno civile e quel lavoro che agevola e aiuta l’integrazione tra le persone. Alla cerimonia sono arrivati cinquemila invitati da tutta la Germania distribuiti in quattro tavoli di lavoro: rifugiati; dialogo interreligioso; integrazione attraverso l’integrazione scolastica e una discussione sulle migrazione di ieri e di oggi. Lei, è stata la vincitrice del primo. «L’attività che facciamo in questo centro io la chiamo “pioniera”; non solo per il tipo di lavoro ma per l’intensità con cui lo svolgiamo».
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«Quando sono arrivata in Germania sette anni fa» racconta Giulia, «ho iniziato a lavorare per un’associazione ad Amburgo. Poi quattro anni fa mi sono spostata a Luckenwalde e ho conosciuto l'associazione Falken Brandenburg».
La Falken Brandenburg gestisce un “Klab”, un centro, in cui Giulia lavora a tempo pieno: «All’inizio l’utenza era solo tedesca: famiglie e bambini che ogni pomeriggio arrivavano da noi perché non avevano la possibilità di fare attività dopo la scuola».
Il centro accoglie ragazzi dai sette ai vent’anni. Qui i ragazzi possono fare doposcuola, attività sportiva, giochi di gruppo, guardare un film: «è un modo per toglierli dalla strada. Con l’associazione cerchiamo di fare in modo che tutto sia gratuito. E per le attività più complesse – come la piscina ad esempio – le famiglie pagano solo una piccolissima cifra simbolica: un euro, al massimo due». È un impegno inteso quello di Giulia. E negli ultimi due anni il suo lavoro si è amplificato.
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L’utenza del centro è cambiata. Sempre più persone hanno bisogno della sua attenzione. «Oggi l’80% dei bambini che frequentano il centro sono bambini profughi. Vengono quando vogliono o ne sentono la necessità…le nostre porte sono smepre aperte, non vogliamo che stiano abbandonati nei parcheggi».
I bimbi arrivano principalmente dalla Siria, poi Afghanistan, Sudan, Cecenia, Pakistan. Di solito lavoriamo con 30 bambini ogni pomeriggio». Ma anche se l’utenza straniera è così alta «i bimbi sono molto molto amici tra loro; e se qualcuno ha problemi con gli stranieri al centro non viene proprio. La lingua non è un problema perché i bambini vanno a scuola. E si sa, loro sono intelligenti… imparano tutto subito».
Giulia, la volontaria italiana premiata in Germania
Testi di Anna Spena
Foto a cura di Giulia Scoz