Tre anni da poco festeggiati e tre persone al centro di una storia, da cui tutto ha avuto inizio: lo chef Antonio Di Benedetto, Niccolò Vallese e Alex Toselli. Una storia che parla di inclusione sociale e diritti, lavoro e accoglienza, ma che racconta molto di più, perché racconta un'esperienza.
L'esperienza di Albergo Etico, impresa sociale promotrice di progetti di autonomia personale e professionale di ragazzi con sindrome di Down e disabilità intellettiva.
Un'esperienza nata nel 2006 ad Asti, con il progetto Download Albergo Etico, diventato associazione nel 2009, per mutare infine in cooperativa sociale tre anni fa, come naturale evoluzione di un processo. Processo che in questi anni è cresciuto con un doppio binario: da una parte il processo lavorativo (95 persone con disabilità coinvolte e 70% collocate stabilmente nel mondo del lavoro), dall'altra quello formativo, basato principalmente sull'esperienza diretta del soggetto, che ha come finalità ultima l'indipendenza della persona, tramite una speciale Accademia.
«L'esperienza di questi tre anni – spiega Alex Toselli, Presidente della Cooperativa Sociale con una lunga esperienza nel settore finanziario e diversi ruoli di responsabilità nel ramo corporate and investment banking – ci ha consentito il salto di qualità. Adesso il mondo ci guarda come esempio virtuoso di impresa sociale, capace di abbinare turismo di qualità a reale inclusione sociale. In fondo, abbiamo anche il coraggio di mostrare che l'innovazione sociale può puntare anche sulla qualità di vita di tutti e provare a ricercare il talento anche nelle persone più fragili. Insomma, stiamo tentando di disabilitare i limiti e i risultati ci danno ragione».
Non è un caso, in effetti, che si faccia riferimento al mondo, perché nei suoi tre anni di vita, l'Albergo Etico ha dimostrato che anche una piccola cittadina come Asti può fare da megafono a iniziative di successo, suggerendo esempi virtuosi, che abbiano un impatto significativo sulla società e possano essere replicate in altri contesti; sono infatti nate realtà di Albergo Etico in Argentina, Stati Uniti, Norvegia, Spagna, Australia, Slovacchia (prossima apertura ad agosto) e, ritornando in Italia dopo un lungo giro del mondo, a Roma.
Da settembre, nella capitale, e più precisamente in via Pisanelli, quartiere Flaminio, aprirà infatti una nuova struttura, ottenuta dal recupero di un immobile religioso semi-abbandonato, ristrutturato e pronto ad aprire le sue porte con un'offerta di 18 camere, servizio bar, ristorazione, ma soprattutto pronto ad assumere 15 persone con disabilità. Tutto ciò è stato possibile grazie all'intervento di un imprenditore romano, la cui famiglia da sempre è attiva nel settore alberghiero. Si tratta di Antonio Pelosi, 44 anni, a sua volta protagonista di una storia di riscatto: «Circa dieci anni fa ho avuto un incidente in moto e dopo una lunga riabilitazione, che mi ha permesso di avere esperienza diretta della disabilità, mi sono ulteriormente sensibilizzato a questo tema. Nella mia vita ho sempre fatto volontariato, ma dopo l'incidente ho avuto l'impulso e il desiderio di realizzare qualcosa in più per gli altri».
Così, l'incontro con Alex Toselli e la realtà astigiana, ha dato il la definitivo all'idea di aprire un Albergo Etico Roma, con un investimento che si aggira intorno al milione e mezzo di euro. Un incontro non certo figlio del caso: «Ero alla ricerca di best-practice nel binomio albergo e disabilità e parlandone con amici mi hanno suggerito di dare un'occhiata all'esperienza di Asti. La mia idea – spiega Pelosi – è che negli anni andremo a ripagare il finanziamento e useremo i profitti per finanziare altre imprese sociali che operano nel settore disabilità. È ovvio che quello alberghiero è uno scenario competitivo, ma in questo caso il valore aggiunto è dato proprio dal fatto che tutto questo è realizzato con persone che vengono dall'iter della disabilità. Persone che vedono nel lavoro un punto di arrivo per la loro riabilitazione». In effetti, è proprio parte della storia di Albergo Etico, fin dai suoi primi passi, che da una cosa buona ne scaturisca un circolo virtuoso: «Spero che tutto ciò abbia un impatto sociale ed economico – continua Pelosi – E spero che qualcuno possa raccogliere questa eredità. Solo allora avrò raggiunto il mio obiettivo. In fondo, offro un albergo pari agli altri, ma offro anche un'esperienza, per far capire che la disabilità può essere un punto di forza, e non una cosa da sopportare».
Se di punti di forza si parla, poi, non si può non sottolineare il riconoscimento che Albergo Etico ha da poco ottenuto in quanto progetto innovativo, venendo selezionato tra i dieci premiati della settima edizione nazionale del Bando UniCredit Carta E "Strategie di coesione sociale per i giovani", che ha assegnato un contributo di 42.500 euro a ciascuno dei progetti più innovativi a favore dell’occupazione giovanile in Italia.
Un'occupazione che per quanto riguarda le persone affette da sindrome di Down, vede statistiche ancora troppo basse, e su cui l'esperienza di Albergo Etico ha impattato, in particolare nella fascia tra i 18 e i 35 anni. Anche per questa ragione, quello di UniCredit è un contributo importante, proprio perché dà un ulteriore sostegno a un esercizio che ha comunque raggiunto l’utile di esercizio già nel suo secondo anno di attività, utilizzando la marginalità positiva per incrementare le attività di supporto sociale e la crescita dell’Accademia dell’Indipendenza, venendo riconosciuto dall'Unione Europea come esperienza di valore e successo nell’ambito dell’inclusione sociale. Esperienza ulteriormente valorizzata da un percorso sportivo avviato con i ragazzi, che ha addirittura portato Niccolò Vallese a partecipare alla Maratona di New York per due edizioni consecutive, nella seconda della quale ha tagliato il traguardo in poco più di sette ore, segnando il miglior tempo tra i runner con sindrome di Down: «Sono felice del traguardo raggiunto da Niccolò – racconta ancora Alex Toselli -, perché anche correre è indipendenza, oltre che strada per ottenere l’autonomia».
Significativo, in questo senso, anche l'intervento dell'europarlamentare Daniele Viotti in occasione dell'evento conferenza stampa per i festeggiamenti del terzo compleanno dell'attività: «Credo sia importante che abbiate sottolineato nel nome dell'albergo l'elemento di eticità, perché bisogna riappropriarsi delle parole e tenere insieme i diritti di tutti, non dimenticarsi di nessuno, non parcellizzare, non suddividere, e soprattutto non suddividere i diritti civili dai diritti sociali».
Questo processo è possibile grazie a un network di persone capaci, responsabili, attente, che insieme lavorino per creare una sorta di hub in grado di stimolare la nascita e la crescita di nuove imprese sociali, perché come dice Antonio Di Benedetto, anima, cuore e scintilla iniziale del progetto: «L'indipendenza insegna a rialzarsi. Albergo Etico è unico al mondo in questo, perché si cura del ciclo delle persone», proprio come simbolicamente raccontano il suo logo e il suo colore: «L'albero di cachi è il nostro simbolo, con il suo colore arancio, perché in inverno, quando tutto inaridisce, ultimo arriva il caco. Il frutto più dolce, che però deve maturare abbastanza per essere così dolce». Aveva ragione allora lo scrittore Giorgio Boatti, quando per descrivere la realtà di Albergo Etico scrisse: «Quando te ne vai, hai l'impressione che venga via con te».
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