Duecento bambini visitati, con tanto di ecografia, e undici operati. In cinque giorni. Undici bambini molto piccoli, sotto i 5 kg di peso, operati al cuore per patologie complesse. Undici bambini letteralmente salvati alla vita. «Undici è un bel numero, è la missione in cui siamo riusciti a fare più interventi, le altre volte ci siamo fermati a 8/9», ammette soddisfatto Carlo Pace Napoleone, cardiochirurgo e Direttore Struttura Complessa di Cardiochirurgia Pediatrica dell’Ospedale infantile Regina Margherita di Torino. È tornato da poco dal Myanmar, volontario in una missione umanitaria organizzata da Fondazione Mission Bambini presso lo Yankin Children Hospital di Yangon. È la sua quarta volta: «quando sono diventato Direttore ho continuato l’impegno che il mio predecessore aveva con la Fondazione», racconta. Destinazione Myanmar, tutte le volte, perché «l’impronta peculiare di Mission Bambini è quella di non limitarsi ad andare, operare, tornare ma vuole insegnare a operare, cambiare su più livelli l’approccio a queste patologie. Fare un training formativo all’équipe locale è fondamentale. Per questo si va per cinque anni nello stesso luogo, un tempo sufficiente a ottenere un buon risultato. La chirurgia d’altronde si impara vedendola e facendola».
Il dottor Pace Napoleone, così, insieme alla sua équipe, già durante la seconda missione allo Yankin Children Hospital di Yangon ha coinvolto i medici locali, «alla terza loro hanno operato e noi siamo intervenuti in caso di difficoltà, quest’anno siamo riusciti a realizzare interventi che in un Centro occidentale, come il nostro, sono classificati come “di media complessità”. Manca ancora un anno, ma i progressi fatti dall’équipe in Myanmar sono già rilevanti e parlo di tutta l’équipe, perché oltre al cardiochirurgo c’è il lavoro prima e dopo, il neonatologo, il perfusionista, gli infermieri… I colleghi in Myanmar comunque sono già in grado di portare a termine autonomamente gli interventi necessari per l’80% dei pazienti che arrivano, è un ottimo risultato».
Dal 2005 Fondazione Mission Bambini ha salvato la vita di 1.861 bambini cardiopatici «e dico anche l’uno, perché è una vita umana in più», sottolinea Goffredo Modena, presidente e fondatore di Mission Bambini. «Questo grazie ai nostri medici volontari, che partono in missione per andare ad operare i bambini nei Paesi dove loro vivono. Il loro ruolo è anche quello di formare i colleghi locali: il valore aggiunto del nostro aiuto è proprio questo, sviluppare le competenze del personale medico e paramedico del posto, per far crescere col tempo la loro capacità di operare in autonomia». Fra le altre cose la Fondazione sostiene ogni anno il costo di una o più borse di studio a favore di medici stranieri che vengono a formarsi presso ospedali italiani.
Un’esperienza del genere ha un valore professionale e umano, è innegabile: «ci gratifica contribuire a salvare la vita di tanti bambini. Diversi bambini che abbiamo operato l’anno scorso sono tornati per il controllo ed è stato molto belle rivederli, toccare con mano che stanno bene veramente. Penso in particolare a un bambino, che un anno fa era praticamente morto e invece oggi abbiamo ritrovato in gran forma. Vedere che con il tuo lavoro hai fatto qualcosa di buono, dà una grande forza», racconta Pace Napoleone.
Smesse le vesti del medico volontario, appena tornato da Yangon il dottor Pace Napoleone ha indossato quelli per lui inediti del fundraiser: bacchetta in mano, quest’anno anche lui è sceso in campo al ritmo di #givethebeat, promuovendo fra amici e contatti una raccolta fondi a sostegno del progetto di Mission Bambini per finanziare le missioni chirurgiche "Cuore di Bimbi" 2019 e salvare la vita di 53 piccoli pazienti cardiopatici. «È un’iniziativa simpatica: per il momento ho promosso la campagna #givethebeat sulla pagina Facebook Cardiochirurgia Pediatrica, che è un modo per restare in contatto con i miei pazienti ed è seguita da 3700 persone. Poi l’11 dicembre a Torino faremo la tradizionale festa di Natale con i colleghi di tutte le cardiochirurgie e promuoveremo una lotteria proprio per operare bambini cardiopatici con Mission Bambini».
L’obiettivo di raccolta per ciascun personal fundraiser? Almeno 1.500 euro, la cifra che serve per operare un bambino. Nessuno meglio del dottor Pace Napoleone sa cosa c’è dentro quella cifra: «Le nostre spese di viaggio, vitto e alloggio, le assicuro, sono molto cheap. C’è il materiale necessario e soprattutto la macchina per la circolazione extracorporea, che da sola ha un costo di circa 800 euro ad intervento». La campagna #givethebeat 2017 ha permesso di raccogliere 94.735 euro.
Foto di Simone Durante, scattate durante la missione a Yangon dal 10 al 18 novembre 2018.
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