Sfera Ebbasta è l’artista più ascoltato in Italia su Spotify. A dirlo è la stessa piattaforma streaming. Ma non è da solo. La top 5 degli artisti più seguiti nel 2018 infatti è tutta dell’ambito trap e rap con Capo Plaza, Gemitaiz, Gue Pequeno e Salmo. Significa, in soldoni, che i ragazzini ascoltano per lo più questi generi. Eppure il resto del mondo ha deciso di porre attenzione a questa musica, e a cosa questi musicisti comunicano, solo in queste ore, dopo la tragedia della discoteca di Corinaldo, in provincia di Ancona, dove in attesa di Sfera Ebbasta i ragazzi, dopo che qualcuno ha spruzzato dello spray al peperoncino nel locale, nel cercare una via di fuga hanno provocato il crollo di una passerella e la morte di sei persone.
Associazioni di genitori, giornalisti, scrittori, critici. Tutti oggi si strappano i capelli individuando in Sfera Ebbasta il male che minaccia i propri figli. Ma è davvero così?
Ma andiamo con ordine. Di che parlano i trapper nelle loro canzoni? Abbiamo analizzato i loro testi sul numero di Vita di dicembre.
Da aprile 2018 sono 57,2 milioni di ascolti su Spotify cui vanno sommati 30 milioni di visualizzazioni su Yotube. È questa in estrema sintesi la performance certificata Fimi del brano “Tesla” di Capo Plaza in featuring con Sfera Ebbasta e DrefGold che abita stabilmente la top 25 della piattaforma con 100mila nuovi stream al giorno. Sarebbe solo un successo discografico se non fosse la cartina di tornasole di una rivoluzione che ha investito la musica italiana nel 2014 e non accenna a fermarsi. Un’onda anomala che si chiama Trap (nata negli Usa dieci anni fa come sottogenere dell’hip hop) e che è il distillato più puro della cultura giovanile odierna, colonna sonora delle vite di tutti i ragazzini dai 12 ai 17 anni.
La chiave interpretativa
Tesla è per suoni, testi e tematiche il perfetto bigino in grado di dare le chiavi interpretative dell’intero panorama trapper. Nelle prime quattro strofe sono infatti riassunti i capisaldi poetici del genere. Canta Capo Plaza «Manco lo immaginavo questo, mamma guarda come volo adesso, in un cinque stelle, prima stavo nel campetto, Sfera ne fa un’altra, Gigi versa succo denso, mamma non perdo tempo, ce la stiamo facendo, yah». Riferimenti alle madri, a denaro, successo e lusso e infine alla droga. Il titolo stesso è iconico: è un gioco di parole che oltre a richiamare la casa automobilistica di Elon Musk fa riferimento ad una celebre pastiglia di ecstasy arancione con impressa appunto la scritta Tesla. Quello delle sostanze è uno dei temi più ricorrenti. Droghe molto diverse da quelle storicamente accostate al mondo rap tradizionale.
La droga nella Trap
«Sciroppo cade basso come l'MD… … bevo solo Makatussin nel bicchiere… …Droga, moda, rosa la mia soda...» canta Sfera Ebbasta in “Sciroppo” dando i riferimenti per capire la “purple drank”: un beverone viola dagli effetti sedativi e psicoattivi composto da sciroppo per la tosse a base di codeina e Sprite. Un vero status symbol degli artisti Trap. La Dark Polo Gang, uno dei gruppi trap più famosi, cantava nel “Dark Album” del 2016, brano “Oxycodone” «MD, 20 di oxycodone, bibitone, DPG Dream Team alti come un aquilone» per poi diventare famosi con il pezzo “Caramelle” dell’album successivo (Twins, 2017) in cui il ritornello recita: «sto fumando kush, così non penso a te. Troppe pare in testa, dai ti prego lascia perdere. Compro questi fiori colorati al posto del tuo tè. Vendo solo caramelle alle amiche della Gang». Il rapporto tra droga e nuova musica non è affatto una novità. Basti pensare al legame tra il blues e il jazz con l’eroina negli anni ‘30 e ‘40, o a quello tra psichedelia e Lsd del rock anni settanta o tra acidi e disco music negli ‘80.
Stordimento e individualismo
La cosa interessante è come sia cambiato il rapporto con le sostanze, il loro uso e il genere. Se nell’hip hop degli anni ‘90 l’immaginario era dominato da marjuana e cocaina, come testimonia Neffa che con i Sangue Misto produsse la canzone “Fattanza Blu” per poi fondare i suoi “Messaggeri della Dopa”. Le sostanze erano viste come aggreganti o fonte di reddito. Oggi tutto è cambiato: l’uso è stordente, a farla da padrone non sono più gli eccitanti ma farmaci oppioidi derivati della morfina o antistaminici. La volontà è quella di non pensare: «Nulla mi calma, bevo la mia bevanda. Succo rosa, sono una kanaglia», canta DrefGold. Che nel suo ultimo singolo “Nuvola”, prodotta da Sick Luke, risulta ancora più esplicito: «sono sempre in aria e non sento nada, qui c’è gente che parla ma io sono zitto e guarda: sto sulla mia nuvola, nella mia nuvola, con la mia nuvola in aria nel nulla». Non sempre però i testi mitizzano la droga. È il caso di “Medicine” primo pezzo solista di Side Baby, ex membro della Dark Polo Gang che ha lasciato il gruppo proprio per problemi con le sostanze. «Ho preso le mie medicine, ma non sento l'effetto. Sto seduto in piedi sul bordo del letto (non dormo). Da ragazzino in piedi sul bordo del tetto, lasciando cadere cose per sentirne l'effetto (giù giù giù). Il suicidio non lo contemplo ma ci penso spesso. Lo ammetto, ultimamente ci stavo attraverso. Depressione è una condizione, credi duri in eterno, è tutto in testa, è una battaglia col cervello. E non dico questo perché sono uno psichiatra, ma perché sono cresciuto in strada tra merda sbagliata. Mamma scusami se sono come sono». Il genovese Tedua affronta invece il tema in modo più tradizionale, facendo denuncia politica. «Questa va ad ogni mio fan in difficoltà. Nella giungla incontra la giunta corrotta. E così sconterà anni uno o tre. Nulla di che però perché se lo Stato importa e poi la porta porta a porta?» canta nel ritornello di “Rital”.
Dalla strada alla cameretta
Non ci sono poi più la strada, il quartiere o la compagnia con cui condividere lo spinello. La droga è consumata per lo più sul divano in un’accezione più individualista dello sballo che avviene tra quattro mura. Il termine stesso Trap deriva da “trap house” che in America identifica le case abbandonate che diventano luoghi di consumo. «Intrappolati in casa diamo i numeri, finché il vicino chiama il 112. E due gli euro con cui entro, 10 grammi con cui esco», canta Ghali in Marijuana. «Non sono il tipo che segue la massa, Mambo fuma canne ma non le passa. Non ci arrivi, ti faccio un disegno», canta invece il vicentino MamboLosco in “Guarda come flexo” mentre Sfera Ebbasta in “Blunt e Sprite” prodotta da Charlie Charles rappa «siamo in una casa in cento, mica in una casa in centro. Senti che odore di incenso. Mixo Sprite e succo denso. Voglio solo blunt e Sprite».
L’interpretazione e gli adulti
«I giovani hanno seguito e si sono adeguati al cambiamento della società e della famiglia. Una volta erano incazzati con i padri, che rappresentavano le regole e l’autorità, e per fare quello che volevano dovevano stare in giro e non farsi beccare, altrimenti erano guai». A parlare è Francesco “Fuzzy” Fracassi, fondatore della Quadraro Basement, che da vent’anni uno degli studi di registrazione più attrezzati di Roma oltre che seguitissima etichetta indipendente e che ha prodotto gente come Noyz Narcos e Capo Plaza. In un'intervista a Vita.it spiega: «Quando stai per strada, nel quartiere, devi stare sveglio e in allerta, caso mai arrivi la polizia o qualcuno di un’altra zona. Ecco perché al tempo si usavano gli eccitanti come la cocaina. I ragazzini di oggi spesso i padri neanche li hanno. E le madri il sabato escono a fare serata e li lasciano a casa da soli», sottolinea Fuzzy, «Mamme che preferiscono sapere che il figlio si droga e tollerarlo piuttosto di non sapere che fa. Per questi ragazzini il principale problema è dimenticare, ecco perché usano sostanze che stordiscono, come la codeina».
Gli adolescenti di oggi sono figli di chi negli anni '70 ascoltava il punk rock dei Sex Pistols rifutando le regole e il sistema (qualche volta anche arrivando a sparare per strada) o di chi era ragazzo negli anni '80, quelli dell'edonismo sfrenato. Ci si stupisce veramente che i loro figli siano il sunto perfetto di queste due anime?
Ma il rapporto con la droga dice anche di altro per Fuzzy: «La cosa che più mi ha impressionato delle nove leve è il fatto che non si passano le canne. Può sembrare un’assurdità. Ma venti anni fa la marjuana era un modo per fare gruppo, comunità. Oggi invece i ragazzini hanno erba da venti euro e ognuno si fuma la sua. Sono individualisti e infinitamente cinici. Un atteggiamento che mi ha davvero colpito. Ma non c’è colpa. Sono il prodotto di noi adulti e dell’esempio che gli abbiamo dato».
Le nuove leve
Attenzione però. La musica è un fiume che cambia costantemente e all’orizzonte ci sono già nuovi artisti in emersione che contestano questa poetica e se ne discostano. Uno di questi è Nayt che in Fame canta: «Questi fanno tipo: "Zitto, sono ricco, papà guarda come pippo, vesto Vuitton. Voglio solo fare bingo dopo bingo, scopo, spingo. Fingo che le guardie suonino, fra', din don" Lindor, ho fatto questo cioccolatino, sì per te. Non ti mangiare quella merda. Più volgare perché più diretto. Sto facendo questa roba grande, me la faccio solo frate’ indoor…». E ancora «Ho 23 anni, dovrei parlare di figa e di canne. Quanto voglio divertirmi coi miei amici alle spalle. Quanto sono fighi perché alcuni dietro alle sbarre. Io non riesco a divertirmi, ho solo me e mia madre. Sono settimane che ti sento, quanto rappi male. Sono arrivato, ho quello che ti pare. Tante merci varie, no che non parlo di droga. Come la scena fa la troia, ma è da sverginare. Per eccitare questi devi recitare. Dopo il mio arrivo al tuo live le cicale. Tutto quello che dico è quello che penso. Non senti nessuna cazzata da decifrare».
La foto di copertina è di Marco Del Torchio
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