Una storia centenaria che racconta l’identità del territorio messinese, coacervo di realtà imprenditoriali come quella delle “Ceramiche Siciliane Pattesi”, rinata a nuova vita nel giugno 2021 grazie al coraggio di 7 ex dipendenti che hanno deciso di raccogliere il guanto di sfida lanciato loro, investendo la propria indennità di licenziamento per costituirsi in cooperativa e continuare la produzione di ceramiche di alta qualità dipinte a mano.
Bisogna andare indietro nel tempo per capire in che territorio nasce e cresce quest’ azienda di Patti, Comune messinese noto come la “Città delle Ceramiche”, mosaico di industrie riconducibili ad alcune famiglie storiche locali come la Caleca, che già dai primi del ‘900 produceva per il mercato interno e, in alcuni casi, per quello internazionale.
Un marchio, quest’ultimo, che, nonostante esporti il made in Sicily in tutto il mondo, arrivando ad avere, nelle fasi di maggiore sviluppo, circa 120 dipendenti, nel 2014, vuoi la contrazione dei mercati vuoi alcune difficoltà gestionali, viene considerata fallita dal Tribunale di Patti e chiude.
In quello stesso anno, però, il Cavaliere del Lavoro, Salvatore Ruggeri, decide di investire e di costituire le Ceramiche Siciliane Ruggeri, ma questa volta interverrà la pandemia a sferrare il colpo di grazia, mettendo in liquidazione volontaria l’azienda.
«Io ero esterno e mi occupavo della logistica – racconta Paolo Giuttari, presidente di “Ceramiche Siciliane Pattesi” e ottavo socio della cooperativa –, quando ho chiamato i dipendenti proponendo di prendere noi in mano le redini dell’azienda Abbiamo fatto una proposta al Cavaliere Ruggeri e abbiamo costituito la cooperativa. Una notizia che ha fatto piacere a tutti, soprattutto a chi conosceva le nostre ceramiche; infatti, durante il periodo estivo, abbiamo lavorato benissimo grazie all’afflusso di turisti qui in vacanza o di cittadini pattesi tornati per trascorrere le ferie in famiglia».
na sfida che da subito ha avuto un riscontro positivo, sia in Italia sia all’estero, anche per il rinnovo dei modelli stilistici del design, vedendo aumentare le richieste sia nel punto vendita di Contrada Ronzino, a Patti, sia on line attraverso il sito dedicato. Non è, infatti, un caso che si è superata quasi subito la soglia dei mille clienti acquisiti in tutto il mondo, dalla Germania all’Inghilterra e alla Danimarca, passando dagli Stati Uniti per arrivare in ultimo nel Messico con un nuovo ristorante che rappresenta il primo di una specifica catena e che è intanto partito con un’importante commessa. Un risultato non indifferente che ha fatto registrare, in poco più di cinque mesi di attività, un fatturato di 185mila euro che ha permesso di chiudere il primo bilancio con un utile pari a 30mila euro e la prospettiva di superare molto presto i 500mila euro.
Un percorso nel quale un ruolo fondamentale ha svolto la Fondazione di Comunità di Messina che ha sostenuto i soci-lavoratori attraverso il rafforzamento delle competenze manageriali, supportando la pianificazione economico finanziaria e favorendo l’attrazione delle risorse finanziarie per una sana start up. Ha, inoltre, istituito un Fondo di venture philantropy a favore della nuova realtà produttiva pattese. Grazie a questo sostegno, si è arrivati alla richiesta di acquisizione dei capannoni, in tutto 1500 metri quadrati che comprendono anche una corte esterna, la cui pratica è in fase di istruttoria da parte di Banca Intesa SanPaolo di Messina. Ci vuole veramente poco e passeranno definitivamente in mano alla cooperativa.
«Per noi sostenere esperienze di WBO – spiega Gaetano Giunta, segretario generale della “Fondazione di Comunità di Messina” – costituisce una possibile misura strategica per promuovere forme di economie “giuste”, oggi più che mai necessarie in questa fase di fragilità socio-economica che ha accompagnato e che seguirà la crisi pandemica, ma anche la guerra in Ucraina. Patti è un territorio in cui la popolazione, dagli anni ‘70 sino al primo decennio del Duemila, è cresciuta sensibilmente. L’indicatore demografico è sempre quello che racconta la vivacità anche socio-economica di un territorio che, in questo specifico caso, punta al turismo. Ci troviamo nella costa messinese sulla quale si affacciano le isole Eolie con un’industria turistica che, se pur stagionale, ha tenuto e sorretto l’economia. La produzione, però, non ha saputo fare il salto di qualità richiesto, vivendo il declino strutturale di quasi tutte le imprese che hanno risentito della scarsa coesione sociale, dell’incompletezza dei mercati, di una scadente qualità anche della classe dirigente di tipo istituzionale. Quello che si è fatto con quest’ azienda, quindi, ha un alto valore simbolico, un po’ come quello che è successo con il birrificio Messina».
Un'operazione che, dopo l’acquisizione dei capannoni, guarderà all'efficientamento energetico grazie all'impianto fotovoltaico che sarà collocato sui tetti.
«Abbiamo già attratto una Esco solidale – conclude Giunta – in modo tale che, dopo i primi anni durante i quali pagheranno un costo di energia fisso, possano arrivare a essere del tutto autonomi. Tutte le industrie energivore hanno il problema della transizione ecologica, quindi questo era uno dei passaggi fondamentali per proiettare le “Ceramiche Siciliane Pattesi” in un futuro veramente luminoso, ma soprattutto competitivo su tutti i mercati».
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