La prima tavola da snowboard Igor Confortin l’ha messa ai piedi a metà degli anni Novanta quando aveva 15 anni. Da quel momento per lui il confine tra passione sportiva e vita personale non è stato più chiaro. «Lo snowboard è prima di tutto un'emozione». Spiega l’allenatore responsabile della nazionale azzurra di para-snowboard appena rientrato dalla terza tappa della Coppa del mondo paralimpica che si è disputata in Finlandia lo scorso 13 e 14 gennaio.
«La squadra ha pagato», spiega, le conseguenze dell’infortunio subito da Jacopo Luchini nella seconda tappa di dicembre in Canada. Torniamo dalla Finlandia con il suo quarto posto e il settimo di Riccardo Cardani».
Tre al momento gli atleti della nazionale azzurra: l’altoatesino Emanuel Perathoner, il pratese Luchini e il milanese Cardani. Per le gare si allenano in estate, cinque giorni a settimana ognuno con il proprio personal trainer. A metà settembre si va sulle piste dello Stelvio con la nazionale normo.
«Sono molto affezionato ai miei atleti», prosegue Confortin, «con ognuno di loro ho vissuto esperienze molto forti umanamente. Perathoner, per esempio, è poco più giovane di me e viene da un’esperienza di vent’anni nel professionismo normodotato. Era tra i migliori dieci al mondo. Un mio idolo. È entrato in Coppa del Mondo a 17 anni. Poi a gennaio 2021 ha avuto un incidente sulla pista che gli ha compromesso il ginocchio e provocato una lesione al piede. Dopo gli interventi e la riabilitazione si è rimesso in gioco e mi ha chiesto di allenarlo, rimetterlo sulla tavola. Il suo riporre fiducia in me mi ha riempito di orgoglio. La sua forza di volontà, mossa da una passione infinita per questo sport, è un esempio per tutti».
Nel 2008 ho scoperto però di avere due ernie del disco. Mi sono sentito un atleta finito. In quello stesso periodo si è presentata l’occasione di allenare un ragazzo con un arto artificiale. A colpirmi è stata la sua voglia di essere più forte della difficoltà fisica
Igor Confortin, allenatore della nazionale italiana di snowboard paralimpico
Igor Confortin ha iniziato a volteggiare sulla tavola tra i boschi di Asiago (Vi), la sua città natale. La passione per il “surf da neve” gli ha regalato incontri importanti che hanno segnato il corso della sua vita sempre adrenalinica.
«Allo sport Paralimpico», racconta, «sono arrivato per caso in un momento difficile della mia vita sportiva. Nel 2008 mi sono iscritto al corso maestri e ho superato le selezioni in Trentino e in Veneto. In quei giorni ho scoperto però di avere due ernie del disco. Mi sono sentito un atleta finito. In quello stesso periodo si è presentata l’occasione di allenare un ragazzo con un arto artificiale. A colpirmi è stata la sua voglia di essere più forte della difficoltà fisica. Ho accettato quella sfida pensando che se fosse capitato a me di perdere un arto avrei voluto trovare qualcuno disposto ad allenarmi. Da lì è iniziato il mio percorso nel para-snowboard».
Confortin diventa di fatto pioniere degli allenatori di para-snowboard nel 2010 grazie all’incontro con Tiziana Nasi, presidente della neonata Federazione italiana sport paralimpici – Fisip e appassionata di snowboard. Nel 2014 la disciplina fa il suo debutto ai Giochi paralimpici di Soči ed è in quegli anni che la Fisip chiede a Igor di allenare la nuova squadra nazionale.
«All’inizio», spiega il responsabile tecnico, «credevo fosse necessario pensare a delle tavole speciali per questi ragazzi. Poi l’esperienza sul campo mi ha insegnato che le attrezzature usate dai miei atleti non si differenziano molto da quelle per normo dotati. Ovviamente come per tutti gli sport ogni anno per le gare studiamo nuove tavole con accorgimenti che ne migliorino le prestazioni. È importante ricordare che chi pratica para-snowboard è autosufficiente e può, per esempio, utilizzare impianti di risalita e piste comuni. In questi anni ho imparato che è l’atleta che va verso lo snowboard. Io come allenatore, ho il compito di far capire a questi ragazzi come usare la tavola e come superare l’eventuale difficoltà che la disabilità fisica gli comporta. Però per esperienza posso dire che nell’80 per cento dei casi chi si approccia al para-snowboard incontra le stesse difficoltà di un qualsiasi principiante. L’importante per stare sulla tavola è conoscere bene il movimento da fare».
E conclude: «Capita di vedere gli atleti che, magari in un momento di riposo mentre si chiacchiera intorno a un tavolo, si alzano per mostrano con disinvoltura la loro nuova protesi realizzata appositamente per fare snowboard. Magari hanno avuto un incidente stradale, si sono risvegliati in un letto di ospedale con la vita totalmente stravolta e hanno affrontato non solo difficili operazioni ma anche un percorso psicologico per rimettersi in piedi. Ecco vedere la disinvoltura con cui mostrano la loro protesi dà la misura della forza d’animo che hanno. La loro tenacia deve essere d’esempio per tutti noi».
La foto in primo piano di Confortin, qui sopra, è un frame di questo video di Ability Channel
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