Migranti

Veronica ed Eglantina: «Senza protezione speciale finisce il nostro progetto di vita»

di Luigi Alfonso

Provengono entrambe dall'Albania, alle spalle hanno vissuti differenti e sono due casi emblematici. Una può presentare la domanda di permesso per restare nel nostro Paese altri due anni, ma non sa se le verrà concesso e se successivamente le sarà rinnovato; l'altra, per un errore burocratico, non può più presentare la domanda e non sa cosa fare

Veronica ed Eglantina, ovvero le due facce della stessa medaglia. Entrambe sono albanesi. La protezione speciale è un’altra tematica che le accomuna, insieme alla speranza di restare nel nostro Paese. Solo che alla seconda non si sa se le verrà concessa questa opportunità, alla luce delle nuove restrizioni che sono in discussione in Parlamento.

«Sono arrivata nel vostro Paese in aereo», racconta Veronica. «Sono scappata dall’Albania per via della situazione di violenza e pericolo che vivevo dentro casa da quando mi ero sposata. Mio marito beveva tutto il giorno, tutti i giorni, ed era violento nei miei confronti. Tutti i familiari ne avevano paura e non sapevano aiutarmi. I miei figli erano già andati via: ho raggiunto uno di loro, in Italia, nel 2019. Da quando sono arrivata ho subito iniziato a lavorare come badante per una signora anziana, vicino alla casa di mio figlio che mi ospitava, nella periferia di Roma. Nel 2020 ho formalizzato assieme al datore di lavoro la domanda per l’emersione dal lavoro nero, perché interessata ad integrarmi nel territorio italiano. Da allora non ho mai ricevuto risposta, ho anche perso il lavoro perché nel frattempo il datore si è dovuto trasferire in una zona di Roma per me irraggiungibile. Proprio in quel momento mi sono rivolta a Intersos24 e ho chiesto loro un supporto per trovare una soluzione alternativa. Mi hanno messa in contatto con uno studio legale, che ancora oggi mi sta supportando nella formalizzazione della domanda di protezione speciale, per la quale sarò convocata in questura a brevissimo. In tutti questi mesi ho potuto ancor più avere occasioni per conoscere Roma e l’Italia, anche attraverso la frequentazione dei laboratori di Intersos, nei quali ho potuto fortificare la mia lingua, appassionarmi al lavoro in sartoria e soprattutto iniziare a costruirmi una rete sociale e amicale che mi potesse aiutare in questi mesi complicati e mi desse un’alternativa a quanto avevo vissuto in passato».

Stare appesi a un filo non è affatto gradevole. Non si può costruire il futuro e neppure vivere serenamente il presente. «Da quando sono arrivata qui, ho dovuto scontrarmi con le difficoltà del sistema italiano nel permettermi di integrarmi, anche soltanto per poter trovare regolarmente un lavoro», sottolinea Veronica. «Ho dovuto dire no a diverse proposte che erano anche in linea con i miei desideri, proprio per la mia situazione documentale. In più occasioni ho pensato che non potessi più far niente per risolvere la mia situazione. Sono stata molto triste e ho creduto di aver sbagliato tutto. Da quando Intersos24 e le avvocate mi supportano, ho iniziato a intravedere una speranza. Ho finalmente pensato che ci sia una minima possibilità di costruirmi il futuro che desidero. Il mio appuntamento in questura sarà proprio in questi giorni, lo aspetto con ansia: so che andrò lì a raccontare e dimostrare solo la verità di quello che è accaduto e che ho fatto. Dovrebbe essere sufficiente, ma ho il timore che non lo sia».

Eglantina vive in Italia da quando aveva 14 anni. Ora ne ha 26. «È stata la mia famiglia a scegliere di spostarci tutti insieme in Italia, per darci migliori prospettive di vita», spiega. «A differenza di altre persone meno fortunate di noi, ci è andata bene. Qui ho frequentato il liceo e poi mi sono iscritta all’università, mi sono fidanzata, ho coltivato le mie passioni. Nella vita vorrei essere una mediatrice linguistico-culturale. Già in passato ho avuto difficoltà con la mia regolarizzazione sul territorio italiano, la questura a cui mi ero rivolta aveva commesso un errore nella mia richiesta, e anche per questo mi ritrovo ora a non sapere come fare. Avevo un permesso per motivi di studio ma ora, con la fine del mio percorso universitario, non posso rinnovarlo. Così mi sono rivolta agli esperti di InterSos24 per capire cosa fare. Il permesso di protezione speciale poteva essere per me l’unica possibilità per rimanere in Italia, ma ora non posso fare più la domanda perché i termini sono scaduti».

Eglantina ci spiega qual è il suo stato d'animo, in attesa di sapere che cosa deciderà il Parlamento italiano. «Mi ritrovo ad avere paura per il mio futuro. Non so se mi sarà possibile dar seguito a quello che avevo iniziato a suo tempo. Sono spaventata al pensiero di dover tornare in Albania, un Paese che non sento più casa mia. Da quando ero adolescente vivo in Italia, e qui mi sono costruita una vita. Sento di aver perso le speranze, e questo mi fa soffrire molto».

Giada Merzetti è una case manager del centro Intersos24 di Roma, la figura professionale che prende in carico ogni singolo caso e lo segue a 360 gradi, in tutte le sue sfaccettature. Lei sottolinea che «la storia di Eglantina mostra il paradosso della situazione che si è venuta a creare nelle ultime settimane: questa giovane donna avrebbe avuto tutti i requisiti per dimostrare di essersi integrata in Italia, essendo qui sin dall’adolescenza. La sua vita ormai è qui, tornare in Albania causerebbe un grave danno alla sua salute mentale. Toglierle la possibilità della protezione speciale è grave. In generale, durante questi giorni, con lo staff del centro sto seguendo diverse persone che saranno penalizzate da questo provvedimento. Tra di loro c’è un sentimento diffuso di incredulità. La loro volontà è sempre stata quella di integrarsi, trovare un lavoro in Italia, comprendere il funzionamento dei servizi nel nostro Paese. Vedersi tolta questa possibilità, li fa sentire ancora una volta senza speranza, costretti ad abbandonare i propri desideri futuri e quanto costruito finora. Una paura che li immobilizza e rende impensabile qualsiasi tipo di soluzione o progettualità. L'unica soluzione che rimane sembra essere quella di tornare nel proprio Paese, ma è un'opzione non percorribile. Il solo pensarci, provoca in loro dolore e frustrazione».


Nella foto di apertura: Eglantina in uno scatto che la ritrae in un laboratorio Intersos, a Roma

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