Rientrata da pochi minuti in Italia, Sara Cirelli ha ancora addosso l’adrenalina e le belle emozioni della vittoria di ieri in Slovenia della Golden Nations League. «Siamo felicissime. Abbiamo vinto la prima competizione importante della stagione, non disputavamo gare dai mondiali femminili dello scorso novembre», dice l’attaccante della nazionale di sitting volley e giocatrice del Dream Volley Pisa, rintracciata al telefono.
«È stato un crescendo di buon gioco, all’inizio eravamo un po’ tese, sentivamo l’emozione e la tensione di rientrare in campo con la maglia azzurra dopo tanti mesi. In ogni partita abbiamo acquistato più sicurezza e abbiamo mantenuto un livello di gioco alto», continua. «Abbiamo fatto capire che siamo tra le squadre più forti in Europa. Partivamo da favorite e non abbiamo disatteso le aspettative».
A 19 anni, un problema al ginocchio causato da un brutto incidente in scooter ferma la carriera agonistica nella pallavolo di Sara, che oggi ha 32 anni. «Io e Giulia Bellandi, mia compagna di squadra e grande amica, nel 2015 abbiamo provato questa disciplina e da allora non abbiamo più smesso. Io dal 2016 gioco nella nazionale».
In Italia il sitting volley è praticato da persone normodotate e persone disabili insieme. «Tutte le persone che lo hanno provato, non lo hanno lasciato. Piace a tutti, disabili e non disabili. Anche tanti atleti hanno deciso di lasciare la pallavolo per dedicarsi a questo sport». Tante disabilità possono rientrare nei criteri di classificazione del sitting volley: c’è chi a causa di un tumore ha perso una gamba, chi è nata senza una mano, chi ha avuto problemi alla nascita, chi ha la sclerosi multipla, chi come Sara Cirelli ha avuto un incidente.
«Tutte le persone che si avvicinano a questo sport, soprattutto dopo una disabilità, vivono una rinascita. Quando giochiamo, non pensiamo ai problemi che abbiamo fuori dal campo. È emozionante condividere tutto e farci forza l’una con l’altra. Durante i campionati e le gare, è bello conoscere tante persone con storie diverse, anche più difficili della propria, vedere come hanno affrontato i problemi della vita, come hanno reagito».
La vittoria della Golden Nations League è un bel test per la nazionale per ripartire, in previsione dei campionati europei che si svolgeranno dal 9 al 15 ottobre in Italia, a Caorle (Ve). L’obiettivo è la qualificazione per le paralimpiadi di Parigi 2024. «Abbiamo tanti impegni per prepararci al meglio, anche uno stage a luglio in Brasile. Un’enorme motivazione per tutte noi è stato aver vissuto i giochi paralimpici di Tokyo, anche con persone con grandi disabilità, lontane da casa da sole, che si giocavano la medaglia nella propria disciplina sportiva», spiega Cirelli. «Lo sport regala una vita parallela, fatta di gioie e di tante fatiche ma dona un miglioramento della qualità della vita di ogni atleta, in particolare delle persone disabili. Soprattutto lo sport di squadra, nel quale dobbiamo aiutarci sempre, crea una fortissima unione».
Sedute a terra, con la rete più bassa. Questa è la differenza principale con la pallavolo. «È uno sport fantastico, che regala tutte le emozioni della pallavolo ma è molto più veloce, più di riflesso, c’è tanto contrasto a muro. Chi ama la pallavolo non può non amare il sitting volley. Si sta iniziando a conoscere di più tra i più giovani, che nei tornei nazionali cominciano a sentire sempre più l’agonismo. Spero che tante altre persone si avvicinino a questo sport, le società sportive dovrebbero iniziare a praticarlo di più, le strutture ci sono. È diffuso soprattutto nel nord Italia», continua, «andrebbe incentivato anche nel resto del paese e nelle scuole, è molto meno traumatico di tanti altri. Tutti quando provano il sitting volley si divertono, ma c’è un po’ di paura che possa non piacere, in realtà non si conosce bene». L’età media è molto più alta rispetto alla pallavolo. «Si può giocare sopra i 50 anni, ci sono giocatori anche di più di 70 anni. Alcuni tornei sono misti (maschi e femmine), con in campo sia normodotati sia disabili. Nei campionati italiani maschile e femminile, normodotati e disabili giochiamo insieme: la regola è che devono essere presenti tre disabili, su sei giocatori in campo».
Sara Cirelli e le sue compagne di squadra sono atlete lavoratrici. «Usiamo quasi tutte le nostre ferie per le competizioni e gli allenamenti, è difficile riuscire ad avere un equilibrio tra la vita privata e la vita sportiva. Non siamo pagate da un club, abbiamo i diritti da lavoratrici e lo sport è la nostra passione, anche se siamo agoniste. Mi alleno quattro volte a settimana e un weekend sì e uno no un ci alleniamo in collegiale con la squadra», dice Cirelli. «Per noi è un sacrificio, non riposiamo mai. Speriamo piano piano di acquisire più diritti, almeno per avere permessi speciali per le competizioni internazionali».
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