Welfare

La qualità come rappresentazione

di Flaviano Zandonai

“Qualità” fa parte di quella schiera di concetti che nel corso del tempo sono diventati dei “centri di gravità” intorno ai quali si sono costruite rappresentazioni sociali della realtà molto vaste e persistenti, ben oltre i loro confini semantici. E la forza di queste rappresentazioni è tale da mettere in secondo piano il significato primo di questo stesso concetto. Cerco di spiegarmi meglio. Quando acquistiamo certi prodotti e servizi siamo molto inclini a valutarne la qualità guardando alle caratteristiche dimensionali dell’organizzazioni che li produce. Piccolo è bello si dice no? Pensate a come questa semplice rappresentantazione orienta i nostri consumi. In campo alimentare, ma anche culturale. In qualche caso è vero. E l’ultima prova in ordine di tempo l’ho avuta questa mattina quando al gr1 Rai delle sette ho sentito che il nuovo premio nobel della letteratura è distribuito in Italia da una piccolissima casa editrice (che sta pure nella mia città, bravi!). Però non bisogna neanche farsi accecare. Perché non è sempre così. Poche ore dopo mi sono comprato una bottiglia del miglior spumante italiano del 2009. E chi lo fa? Un micro produttore stile mondovino? Neanche per sogno: un consorzio cooperativo di secondo livello che ha il core-business nel vino di fascia medio bassa per i supermercati. Che dire? Brinderò alla salute di Herta Mueller (e del suo editore).

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