Sto facendo un giro del Trentino con il Csv locale. Durante gli incontri si disegnano scenari foschi per le dotazioni economiche dei centri servizi perché le fondazioni bancarie che li sostengono avranno meno risorse per colpa della crisi. Mi chiedo: ma perché il volontariato dovrebbe pagare, anche solo in quota parte, per questa situazione? Non vorrei che si applicasse una sorta di criterio di proporzionalità nella spalmantura delle perdite: un pò di qua e un pò di là e il buco in qualche modo si copre. Mi aspetterei piuttosto una una suddivisione secondo un criterio di responsabilità per quanto è successo. A proposito, agli istituti di credito in questi ultimi anni sono stati folgorati sulla via della social accountability sfornando documenti patinatissimi, suggerirei che nel loro prossimo bilancio di missione, se mai lo faranno (perché potrebbe finire sotto la scure dei tagli), inserissero un capitolo dedicato proprio a questo. Cioé a rendicontare l’ammontare delle perdite, le modalità e i tempi di recupero, ed anche le iniziative che intendono intraprendere per ripristinare un’ambiente sociale devastato (dal punto di vista economico, occupazionale, ecc.). Credo farebbe piacere a molti. Anche perché nel frattempo, e neanche sottotraccia, la finanza ha ripreso la sua corsa (temo con la stessa modalità di prima).
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