Vent’anni fa cadeva il muro di Berlino. “Rivoluzionario” e “soprendente” sono gli aggettivi più gettonati per restituire lo spirito dell’epoca, come si suol dire. E soprattutto per decifrare quel che è successo dopo, o nelle immediate vicinanze: dagli stravolgimenti nello scacchiere geopolitico ed economico internazionale (anzi si potrebbe dire che sono proprio cambiate le regole del gioco), fino all’eventologia locale con la Bolognina e dintorni.
Però forse in questi anni si è guardato troppo al “dopo” e poco al “prima”, agli antefatti che in maniera anche disarticolata hanno comunque contribuito a generare un evento per il quale si possono sprecare gli aggettivi in apertura. Sì certo tutti si ricordano alcuni importanti antefatti: Solidarnosc e Gorbaciov su tutti. Ma si può andare molto più indietro, guardando anche a eventi singoli, disparati (e disperati) che comunque hanno contribuito “a fare massa”: manifestazioni, dissociazioni, espatri, controinformazione… Sono stati quei fiocchi di neve che magari non hanno causato direttamente la valanga o quelle gocce che non sono traboccate (magari cadendo anche fuori dal vaso), ma sono comunque servite allo scopo. Credo che all’origine di questi eventi di trasformazione ci sia un lungo e faticoso processo cumulativo, anche disordinato ma in qualche modo costante. Se ne dovrebbero ricordare anche gli odierni innovatori sociali “a la page” che con una certa disinvoltura (un pò sospetta) affermano di voler “cambiare le regole del gioco”. In questo credo che le imprese sociali vecchio stile, quelle nate dal volontariato – magari proprio negli anni in cui Lech Walesa se la vedeva col generale Jaruzelski – abbiamo un potenziale ben più consistente di cambiamento sociale. Perché hanno dimostrato non da ieri la sostenibilità del loro modello imprenditoriale e hanno davvero cambiato gli assetti del sistema di welfare. Una micro rivoluzione, che però ora dovrebbe allargarsi ad altri settori. Per evitare l’istituzionalizzazione nella nicchia e per fratturare, si spera definitivamente, l’asse stato / mercato.
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