Il ministro Sacconi ha dichiarato che sarà uno dei testi guida per la riforma della formazione. L’altro sarà il rapporto della commissione De Rita (di cui non sono riuscito a trovar traccia) che, sempre secondo il ministro, mette in luce molte magagne del settore (e non stentiamo a crederlo). Sflogliando la sintesi Isfol tra i molti dati uno mi colpisce (a pagina 56): il turn-over in entrata nelle imprese sociali. Che è decisamente maggiore rispetto a quello fatto segnare dalle “sorelle” for profit, in generale e in tutti i settori considerati, con una punta massima proprio nei servizi alla persona. E’ un indicatore non solo del successo di questa forma d’impresa, ma anche del tipo di lavoro che si cerca nella nostra società. Sacconi nel suo intervento evidenziava, a ragione, il grande fabbisogno di professioni artigianali. Ma non è solo una questione di manualità (per quanto di livello). Conta, sempre di più, anche la relazionalità nel rendere un lavoro più o meno attrattativo. E quel dato sulle imprese sociali, nel suo piccolo, sta lì a dimostrarlo. Aggiungerei quindi un documento alla lista, che peraltro sta nel sito del ministero del lavoro. Si intitola “people first!” ed è stato redatto dal G8 dei ministri del lavoro. Sostiene, al punto 11, che anche i “white jobs” legati al welfare potranno contribuire all’occupazione e alla sua qualificazione. Staremo a vedere se “a calzino rovesciato” la formazione professionale italiana saprà intercettare anche questo ambito.
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