Welfare

Considerazioni in campo agricolo

di Flaviano Zandonai

Sarà che ho rinvasato le piante e tagliato l’erba, sarà che, prima o poi, molti lavoratori della conoscenza oltre a fare le granfondo in bici e le maratone cercano un contatto con la terra (salvo poi scoprire quanto si fatica), e così quando ho visto questi dati Istat sull’agricoltura non ho proprio resistito e ho aperto il file. Fatelo anche voi, anche se non avete velleità da coltivatori diretti o vaghi pensieri bucolici. Troverete un bel pò di dati che misurano il carattere sempre più sociale del settore. E’ un orientamento generale che non riguarda solo le punte più avanzate, cioè quelle aziende agricole che il “sociale” se lo scolpiscono nella mission in bella evidenza. Il rapporto è un pò lungo, ma basta sfogliare alcuni capitoli. Quello sul biologico ad esempio, dove emerge una diffusione maggiore soprattutto nelle aziende medio grandi facendo pensare quasi ad un “modello industriale” più che a un’opzione da “small is beautiful”. Oppure a quello che riguarda la produzione di energia, oggi appannaggio di un pugno di imprese (poco meno di cinquemila) che producono solare e biomasse ma che lascia intravedere un potenziale davvero notevole che dovrebbe entrare a far parte di un piano energentico che voglia davvero differenziare le fonti di energia e le modalità di produzione. Poi una clamorosa mancanza: l’agriturismo, ovvero l’asset di differenziazione del business agricolo più sviluppato. Insomma, un settore dinamico che investe da vicino anche l’imprenditoria sociale. Non a caso ho raccolto qualche paper interessante sul tema per il prossimo Colloquio scientifico sull’impresa sociale. E’ pubblicità non autorizzata lo so, ma i contenuti ci sono per cui…

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