Il locale è in fibrillazione. Sono soprattutto le articolazioni territoriali della pubblica amministrazione ad agitarsi: Regioni che vogliono restituire le deleghe al governo centrale, sindaci che manifestano in piazza (con modalità davvero poco istituzionali), province che scompaiono e ricompaiono. E’ un passaggio difficile. Non solo perché mancano le risorse economiche. Ma soprattutto perché non è ancora implementato il nuovo assetto federalista – beni demaniali a parte – che consentirebbe di ovviare, almeno in parte, alla secca dei trasferimenti statali. Peccato che nel frattempo si stia perdendo l’occasione per costruire un’alleanza, anche lobbistica, tra tutti i soggetti che trovano nella dimensione locale la loro ragion d’essere: non solo enti pubblici ma anche PMI, organizzazioni non profit e imprese sociali. Se la questione si risolve in un passaggio di competenze e risorse tutto interno alla pubblica amministrazione un rischio c’è ed è anche grosso: la balcanizzazione del locale, un tutti contro tutti fratricida per accaparrarsi le poche risorse rimaste da destinare soprattutto alla coperatura di buchi di bilancio che assomigliano sempre di più al pozzo della BP. La recente offensiva sulle fondazioni bancarie di un sindaco “illuminato” come Chiamparino si può interpretare, pensando male, come l’innesco di un complitto in tal senso. E’ necessario quindi rompere il monopolio pubblico del locale per costruire un sistema non solo federale ma anche sussidiario. E’ forse questa una delle sue deleghe, ministro Brancher?
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.