Alla fine ho ceduto. Dopo anni di “no guardi non sono di qui” e cartine srotolate a casaccio mi sono fatto il navigatore satellitare. Si è destreggiato alla grande tra i vicoli dei paesini della media Valcamonica, ma qualche giorno dopo, clamorosamente, non ha “visto” il passante di Mestre. Ho chiesto in giro e pare sia proprio così. Neanche la versione 2010 dell’aggeggio contempla una della più grandi opere pubbliche italiche che, se non ricordo male, è stata inaugata ormai qualche tempo fa. Ne ho tratto una piccola lezione sulla sensibilità al contesto degli strumenti di rilevazione. Quante indagini sono state fatte in questi anni per aiutare la navigazione delle imprese sociali. Con grande investimento sulla dimensione locale, ma spesso con grosse lacune nell’intercettare fenomeni di livello meso e macro. Si è spaccato il capello in quattro per destreggiarsi nei vicoli dei singoli servizi ma si sono perse di vista le autostrade che nel frattempo vecchi e nuovi attori costruivano in termini di unità di offerta, risorse per lo sviluppo ecc. Per cui è successo, come per il navigatore, di consigliare un’immediata inversione di marcia mentre invece la soluzione era poco più avanti. Direi quindi: più attenzione a quel che accade al di fuori dell’orticello (e, da questo punto di vista, la crisi ha dato una gran mano). E poi più costanza nel mantenere in attività gli strumenti di monitoraggio. Non aggiornarli o aggiornarli a intervalli di tempo troppo larghi rischia di renderli ancor più insensibili.
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