Il geolocalizzato

“I’m at pizzeria”, “I’m at office”, “I’m at statale Valsugana”. Ecco questa della Valsugana è stata la goccia che stava per far traboccare il famoso vaso. Un’autentica tortura. Un mio following su twitter (un bravo innovatore sociale rurale) continua a tempestarmi di informazioni, del tutto (o quasi) inutili, rispetto a dove si trova. Tanto che stavo per eliminarlo dal profilo quando mi sono venuti in soccorso, ancora una volta, quelli del ninjia marketing che hanno svelato l’arcano: sta usando foursquare, il social network prossimo venturo, anzi forse già qui, quello che ti geolocalizza. Per dirla in parole povere, indica su una mappa virtuale gli spostamenti reali (o forse virtuali anche quelli). E’ la grande rivincita della geografia. Come materia scolastica se la passa maluccio, ma grazie a una tecnologia sempre più portatile e smart (due requisiti fondamentali per il successo), fornisce un’intelaiatura molto intuitiva non solo per visualizzare elementi paessaggistici e geografici in senso stretto, ma anche per organizzare soggetti e relazioni, soprattutto quelle che si definiscono su base locale. Molto meglio del paginone di facebook che scorre all’infinito. La mappa geografica agisce su uno schema mentale radicato: siamo più che abituati a consultare carte e atlanti e lo stimolo a individuare luoghi, confini ecc. trova sempre risposta perché agisce sulla memoria individuale e collettiva. Una grande opportunità per imprese sociali che riconoscono il territorio grazie a un continuo esercizio di matching tra bisogni e risorse. Me ne rendevo conto ripensando a un’operazione di geolocalizzazione vecchio stile fatta qualche anno fa con un’associazione culturale dove avevamo richiesto di indicare su una mappa (rigorosamente cartacea) i toponimi del mio paese. C’era la ressa. Non facile da gestire, ma con un pò di pazienza abbiamo ricostruito la geografia dei luoghi (non solo come spazi fisici, ma storici ed emotivi) con grande efficacia e, cosa non da poco, risparmiando tempo e denaro.