Qualche mese fa la rassegna stampa che riceviamo in ufficio mi tempestava di articoli presi da quotidiani tedeschi che riferivano la notizia di un manager di una non profit beccato a bordo di una maserati intestata all’organizzazione. All’inizio li leggevo, poi il dibattito sul fatto che sia etico o meno andarsene in giro con l’auto di lusso pur essendo del sociale mi aveva un pò stufato. Mi sembrava un confronto a utilità limitata e un pò bacchettone. Poi, d’improvviso, la questione mi si è letteralmente parata davanti. Venerdì scorso, mentre andavo a “Fa la cosa giusta” incrocio una fiammante porsche panamera 4s di un bellissimo blu cobalto. A bordo un dirigente del movimento cooperativo appena uscito dallo stesso posto. Ed è così che, clamorosamente, sono ricascato nel dibattito che avevo sdegnosamente abbandonato qualche settimana fa: “Come si fa ad andare con la porsche alla fiera dei consumi e degli stili di vita alternativi?”. Bacchettone, mi sono detto. Può darsi – mi sono risposto – ma in organizzazioni che mutualizzano tutto, risorse economiche in primis, il bolide blu cobalto svetta sopra le righe più che in altri contesti. E sulla combinazione con Fa la cosa giusta? Nonostante da qualche decennio i sociologi provino a distillare consumi e stili di vita in profili relativamente omogenei, avanza a grandi passi la contaminazione dei mondi vitali grazie a un approccio selettivo e non ideologico. Insomma ognuno si monta e smonta la sua catena di coerenza come meglio crede (e può): si mangia bio, si beve critico e si gira in porsche. Fosse stato almeno un modello full-hybrid! Ma, guarda caso, a Stoccarda c’hanno già pensato.
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