Un collega mi gira un articolo dell’Herald Tribune sulla virata “sociale” delle più famose business schools americane. Un tema che sollecita la produzione scientifica e l’offerta formativa di tutti quegli attori che nell’imprenditoria sociale riconoscono il loro specifico oggetto di interesse. Virata tattica visto che il capitalismo rampante non tira più come una volta? O riposizionamento strategico, avendo preso atto dei limiti strutturali del modello dominante? Servirebbe un approfondimento, che peraltro si potrebbe allargare anche ad un altro fronte: l’efficacia dell’offerta universitaria e post universitaria per la formazione del management. Quelli del profit hanno aperto il dibattito. Il Financial Times si chiede, senza mezzi termini, “why business still ignores business schools”. Chissà se c’è voglia di farlo anche per master e corsi che formano imprenditori sociali. Nel frattempo, lo stesso collega, mi segnala un passaggio curioso nel pezzo dell’Herald. A un certo punto, sollecitato a darne una definizione, Tony Sheldon, che gestisce il programma formativo sull’impresa sociale alla Yale University (sì, proprio Yale), se ne esce con questa metafora: “l’impresa sociale è un pò come la pornografia: è difficile da definire, ma la riconosci quando la vedi”. Non male, ma accettando il gioco, pericoloso, di stare in metafora si potrebbe sostenere che la pornografia, soprattutto nei tempi recenti, ha fatto notevoli sforzi definitori, se non a livello generale, certamente nel precisare le sue diverse fenomenologie. Evito di fare la classificazione dei molteplici generi porno e di inserire link a riguardo. Per chi fosse interessato non sarà un problema raccogliere informazioni a riguardo. Da questo punto di vista l’impresa sociale è ancora un pò indietro, ma sta seguendo la stessa strada: differenziazione delle forme e dei modelli e, di conseguenza, pluralità delle offerte formative e consulenziali. Auspicando, naturalmente, che la si guardi sempre in faccia.
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