Welfare

Italia Reloaded?

di Flaviano Zandonai

Nel bel mezzo della lettura di Italia Reloaded, sfrecciando (si fa per dire) sul regionale tra Desenzano e Peschiera mi casca l’occhio sulla torre commemorativa della battaglia di San Martino che svetta all’orizzonte. “Il più grande monumento risorgimentale” è in restauro. Naturalmente non si poteva finire in tempo per il centocinquantesimo, ma assicurano che sarà tirato a lucido per giugno, anniversario della battaglia. Salvati in corner, come si suol dire. Intanto prendiamo il monumento fasciato di ponteggi per quel che è: un bignami spietato del libro di Christian Caliandro e Pierluigi Sacco. Un esempio paradigmatico di come si intende la cultura nel nostro paese: una conservazione – in questo caso pure fuori tempo massimo – fine a se stessa, che mette tutto sotto teca, anestetizzando qualsiasi forma di relazione emotiva e cognitiva con l’opera. Da capire quindi il sistematico imbrattamento operato da centinaia di ragazzi in gita a San Martino. Un vandalismo certo, ma che a differenza dell’oggetto profanato, è tutt’altro che fine a se stesso. Qualche artista o critico ben introdotto lo definirebbe con espressioni del tipo: “un estremo moto di ribellione” di fronte a una modalità di fruizione che non ammette relazionalità. Un approccio lobotomizzato alla produzione culturale che genera zombie, una ben precisa categoria di mostri che gli autori del libro amano citare. La conservatoria (a proposito: nomen omen) del monumento si preoccupa di informare che le scritte verranno eliminate e che al termine del restauro la torre sarà a posto “per i prossimi cento anni”. Suona come una minaccia. Un pò come l’uscita odierna del neo ministro alla cultura Galan che rilancia una metafora in voga fin dal ventennio. “La cultura per l’Italia è come il petrolio”. Il ministro oggi parla di “benzina”. Un’espressione al massimo più… raffinata.

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