Il pezzo forte del magazine in edicola è sui gruppi di acquisto solidale. Ne approfitto per qualche nota a margine.
Proviamo a guardare nel retrobottega dei Gas. Lasciamo da parte farine integrali, detersivi naturali, abbigliamento critico, ecc. Non è facile perché i prodotti, oltre che di qualità costitutive, sono carichi di significati simbolici. Ma proviamoci per un attimo perché può essere interessante e utile svelare le funzionalità di base dei Gruppi di Acquisto Solidale: si possono individuare parallelismi e opposizioni rispetto ad altre iniziative. E soprattutto si possono descrivere le condizioni per una loro riproducibilità in contesti diversi, ancora poco esplorati. Gli ingredienti di base sembrano inconciliabili, designano quasi un ossimoro, ad indicare la presenza di innovazione strutturale, paradigmatica. Da una parte, infatti, c’è un’istanza libertaria: stare in un Gas significa mettere (o, più spesso, rimettere) al centro i propri bisogni e desideri, rifiutando le mediazioni istituzionali dello Stato e del mercato. D’altro canto un Gas è un soggetto di natura collettiva, spesso con accentuati caratteri comunitari. Non è però una comunità naturale, basata su legami di sangue o di prossimità, ma un tessuto artificiale di relazioni dove si mischiano elementi di valore e di interesse specifico. In generale, si tratta quindi di strutture con un’accentuata propensione al sense-making: producono significati e orientamenti, vera e propria “merce rara” che determina una quota parte sempre più rilevante dei consumi nelle società “post crescita”, così ben descritte nell’ultima (purtroppo) fatica editoriale di Gianpaolo Fabris. Dal punto di vista della struttura dei sistemi economici, i Gas rappresentano, almeno ad uno sguardo superficiale, la grande rivincita della domanda sull’offerta. Venivamo da un’epoca buia per la domanda. Dopo le esperienze di mutualismo laborista tra fine ottocento e primi del novecento, la legge dell’offerta ha egemonizzato il secolo breve: non solo guardando ai mercati di sbocco dei beni e servizi dell’economia capitalista, ma anche all’offerta standard e universalista del welfare State. I Gas, confermando anche in questo caso il loro orientamento anti-sistemico, dimostrano che il lato della domanda può essere in grado non solo di influenzare ma anche di costruire l’offerta. Rimane da capire, ma servirebbe un’analisi più approfondita, se i Gas sono in grado di operare una sorta di sintesi “olistica” di domanda e dell’offerta, elaborando così una nuova architettura dei sistemi economici. Il fatto che alcuni gruppi di acquisto si pongano il problema del controllo dei fattori di produzione (la terra ad esempio) o di costruire assetti proprietari plurali (dove sono rappresentati anche i produttori), indica una strada che varrebbe la fatica di essere percorsa.
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