Pare che nel periodo estivo ci sia penuria di fatti e quindi i giornalisti costretti in redazione debbano confezionare notizie che si fa fatica a definire tali. Non so come possa succedere in un’estate come questa, ma pare sia proprio così sfogliando giornali, navigando siti e guardando (poco) un’inguardabile tv (quella “pubblica” soprattutto). Una fonte sempre più utilizzata per questo genere di news è la ricerca. Si dà spazio a indagini sui temi più disparati e dai risultati più strani. L’ultima in ordine di tempo che sono riuscito, mio malgrado, a intercettare: le coppie dove almeno un partner fa il pendolare per più di 45 minuti hanno il 40% in più di possibilità di divorziare. All’inizio mi sono preoccupato: mia moglie viaggia ben oltre i tre quarti d’ora al giorno e quindi siamo messi male. Poi mi sono chiesto se il dato cambia considerando se il viaggiatore della coppia è maschio o femmina. Insomma, ci sono cascato. Allo stesso modo una mia collega qualche giorno fa commentava con un certo fervore un’indagine secondo cui i top manager hanno tendenzialmente il mascellone e un’altra ancora che ci informava, bontà sua, che le persone arroganti ottengono stipendi migliori. Tutte ricerche made in USA (o paesi limitrofi), totalmente inutili o quasi e con scarsissime informazioni rispetto alla solidità dei dati e al valore effettivo delle correlazioni tra variabili. Credo ci sia molto marketing da parte di centri di ricerca e dei loro finanziatori. D’altro canto ai giornalisti va bene pubblicare notizie così innoque. Perfette per il tramezzino in pausa pranzo. Più faticoso “notiziare” dati complessi e ambivalenti, che richiedono approfondimento. Ad esempio correlare i dati di sentiment dell’osservatorio sul capitale sociale di Ilvo Diamanti dove spicca la parola “solidarietà” nel lessico degli italiani e i dati sulla vita quotidiana dell’Istat che ci informano sulla propensione al volontariato degli italiani. Meno male che l’estate sta finendo.
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