Welfare

La politica aliena

di Flaviano Zandonai

L’intervista di Minoli a Martinazzoli chiude un reportage sulle lettere di Moro, poi si indirizza sulla storia recente – la “dissoluzione”, in tutti i suoi significati, della Democrazia Cristiana – e chiude con con breve dialogo sul senso del far politica nella società contemporanea. Sono capitato proprio all’altezza di questo passaggio qualche sera fa, quando l’intervista realizzata nel 2008 è stata riproposta su rai 3 il giorno prima dei funerali. Martinazzoli in tre minuti o poco più fa una lezione di biopolitica: le democrazie si sono fin qui occupate di formare cittadini, ora devono occuparsi dell’uomo ascoltando tutte quelle istanze che, anche nelle loro contraddizioni, possono contribuire a definire una nuova antropologia. Non facile, considerando la debolezza del pensiero politico attuale e le derive del passato recente, per cui basta dire “uomo nuovo” per far riapparire fantasmi. Pensavo alle diverse occasioni capitate in questi ultimi anni per fare biopolitica – dal concepimento al fine vita – e al fatto che la risposta della politica si sia limitata, nel migliore dei casi, a riproporre, esasperandole, le rappresentazioni delle diverse posizioni in campo, ben lungi dal ricercare una sintesi. Sul finire dell’intervista, Martinazzoli, con una battuta, argomenta il fatto di essersi definito un “apolide nella seconda repubblica”. Si potrebbe rispondere, amaramente, che la politica della seconda repubblica (o di quel che ne rimane) è aliena al suo tempo.


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