La proposta è semplice: organizzare assemblee di cooperative e altre non profit associative aperte non solo ai soci, ma a cittadini, enti, imprese, istituzioni. Non è un’idea nuova, ma andrebbe realizzata come una vera e propria campagna. Se ne parlava oggi proprio in occasione di un’assemblea aperta di un consorzio di cooperative sociali. Se la replicassero localmente tutte le associate a questa rete farebbero ben 56 eventi in una provincia di circa mezzo milione di abitanti. Ma perché un’iniziativa di questo genere, ora? Ci sono molte buone ragioni. Ad esempio per dire come stanno le cose: cosa sta succedendo e cosa succederà al welfare, almeno a quello si è fin qui sperimentato come utenti, lavoratori, contribuenti. Una consapevolezza diffusa consentirebbe una chiamata a raccolta di “quelli che ci stanno” a fare un welfare nuovo: co-organizzato e co-prodotto. Altro che piani di zona e sistemi di accreditamento. Se la crisi andrà di questo passo occorrerà ripartire dal caro, vecchio mutualismo di base. Che guarda caso è storicamente nato in epoca di grandi rivolgimenti, quando i bisogni, nel bene o nel male, si riconoscono e si coalizzano più facilmente andandosi a cercare le soluzioni. Questa fase così difficile viene sempre più spesso rappresentata, anche dal punto di vista mediatico, attraverso marce di protesta. E’ normale naturalmente. Ma serve anche un’altra rappresentazione. Quella dei cittadini che collettivizzano le loro necessità e le loro risorse, peraltro utilizzando regole di partecipazione e di democrazia. Il prossimo anno, il 2012, sarà l’anno mondiale della cooperazione, sancito dalle Nazioni Unite. Mai riconoscimento è stato così tempestivo per rilanciare, ci auguriamo, un nuovo rinascimento di questa forma d’impresa.
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