Welfare

Nell’occhio dello stroodle

di Flaviano Zandonai

Ieri notte piccolo ma efficace ripasso per uno alle primissime armi come il sottoscritto su social media, startup e social business. Il supporto non era il web ma la cara, vecchia tv, anche se specializzata sul tema. Smart&App si chiamava il programma, ben condotto da una presentatrice issata su un tacco 10 che, alla bisogna, metteva in croce i geeks che presentano le loro iniziative. C’era di tutto: dall’e-commerce per vendere magliette, ai consulenti on line che mediano il rapporto con le banche, fino all’applicazione per conoscere i rapaci notturni e individuare il centro di soccorso più vicino nel caso se ne trovasse uno ferito. E poi uno startupper altoatesino che ha costruito una piattaforma per integrare i vari social media e gestire così il vortice (in tedesco strudel, opportunamente modificato in più accattivante stroodle) delle informazioni. Caratteristiche degli ospiti: giovani, imprenditori (spesso in forma collettiva) e low cost. Una specie che si appresta a sostituire i dinosauri dell’economia e pure della socialità, gran parte dei quali saranno spazzati via dal rivolgimento in atto che non è solo crisi, ma cambiamento sistemico. Il social business è forse l’ambito più consistente per leggere questa trasformazione perché la tecnologia web applicata alle organizzazioni è sempre più strategicamente orientata. Non a caso uno degli ospiti della trasmissione era un social media strategist. Interessante quindi approfondire, naturalmente con un breve tour virtuale, i riferimenti teorico concettuali di questi nuovi strateghi e i risultati, a grandi linee, indicano due strade principali. La prima porta al valore condiviso di Porter e Kramer, ovvero la più influente espressione teorica della riconversione del capitalismo in chiave sociale per recuperare la legittimità perduta (e le relative quote di mercato). La seconda strada, guarda un pò, porta invece dalle parti dei commons, della conoscenza come bene comune di Elinor Ostrom. Percorsi divergenti? Certamente da approfondire.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA