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Difficile la guerra ai pedofili Internet

Camera: molto resta ancora da fare per combattere efficacemente, a livello internazionale, la pedofilia via Internet.

di Redazione

Camera: molto resta ancora da fare per combattere efficacemente, a livello internazionale, la pedofilia via Internet. La risposta fornita il 21 gennaio dal sottosegretario per le Comunicazioni, Vincenzo Vita a un?interpellanza urgente (2-01574) sottoscritta dall?intero gruppo di Alleanza nazionale a Montecitorio (primo fra tutti Nicola Bono) in cui si chiedeva conto al Governo dello scarso impegno profuso nella lotta al diffondersi della pedofilia per via telematica, non ha soddisfatto nessuno dei firmatari. Non c?è modo di oscurare siti come quello russo, scoperto di recente dall?associazione Arcobaleno di Avola e ribattezzato, per il suo monumentale archivio, il ?tempio dei pedofili?. Il Governo non ha mai dato seguito alla risoluzione firmata da Nicola Bono di Alleanza nazionale e approvata il 12 marzo ?98 dalla Camera, che impegnava il Governo a definire un accordo internazionale per disciplinare un uso corretto della rete telematica Internet, soprattutto per quanto riguardava la lotta alla pedofilia e qualsiasi forma di violenza contro i minori. Così l?intero gruppo di An alla Camera è tornato alla carica firmando un?interpellanza urgente rivolta al presidente del Consiglio e ai ministri degli Esteri e dell?Interno per chiedere all?esecutivo cosa abbia impedito di inaugurare un?azione decisa in difesa dei più piccoli, vittime non solo dei pedofili ma anche dell?incapacità del Governo di difenderli. Un pesante atto di accusa cui ha risposto il sottosegretario per le Comunicazioni, Vincenzo Vita. Il rappresentante del Governo ha offerto un dettagliato resoconto delle riunioni internazionali sul tema cui l?Italia ha partecipato (mai da promotrice), da cui è emersa tutta la difficoltà di trovare soluzioni comuni, le uniche possibili per agire su un mercato globale come è quello telematico. Due gli interventi prospettati da Vita: agire presso gli organi internazionali di regolamentazione dei servizi di telecomunicazione come l?Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT) e promuovere accordi sovrannazionali che consentano l?applicazione della normativa nazionale in materia penale in attesa di elaborarne una comune. In entrambi i casi si tratta di un percorso che l?Unione europea e l?Ocse hanno già intrapreso, ma che si prospetta lungo e difficile. Dal canto suo l?Italia, ha steso un codice di autoregolamentazione per i provider e i fornitori di videoinformazioni che, una volta adottato (volontariamente), dovrebbe garantire una più semplice individuazione dei siti che diffondono immagini illegali e, quindi, un più rapido intervento delle autorità. Con la normativa attuale, non è possibile oscurare un sito all?origine o intervenendo presso il server. Per nulla soddisfatti della risposta, i deputati di An hanno sollecitato nuovamente un impegno del Governo ricordando come ogni ulteriore ritardo rappresenti un?occasione in più per l?ampliarsi del fenomeno.


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