Welfare

Vai di marchio

di Flaviano Zandonai

La notizia e’ ormai di qualche giorno fa ma merita un commento. Il Social Enterprise Mark inglese e’ stato formalmente registrato come marchio europeo e quindi potrà essere adottato anche dalle imprese a finalità sociale che hanno sede negli altri paesi del vecchio continente. Una mossa che, per ora, ha soprattutto un valore politico perché ribadisce la leadership inglese sul settore. Con buona pace di chi sostiene che l’impresa sociale e’ made in Italy. E’ successo un po’ come per la pizza verrebbe da dire. Ma la mossa del marchio e’ interessante anche per altri motivi più legati a logiche di sviluppo. Può essere infatti un modo per evitare le trappole di una normativa in materia di imprenditoria sociale che e’ spesso incompleta e frammentata, arrivando comunque a imporre uno standard. Lo hanno capito anche quelli delle Benefit Corporation, altro modello d’impresa sociale emergente. Esistono infatti normative in materia adottate da alcuni Stati americani. Ma soprattutto esiste un sistema di certificazione applicabile a prescindere dalla normativa, anche al di fuori dei confini USA. “Conosco imprese italiane interessate alla cosa!” mi diceva un consulente dell’area green incontrato per caso a un cambio di treno. Staremo a vedere. Nel frattempo e’ utile seguire anche le mosse del movimento cooperativo. E’ di oggi l’appello delle coop nostrane al governo affinché emuli quello inglese che ha proposto una riforma del settore (peraltro assai controversa). Magari nel frattempo si potrebbe organizzare un evento di presentazione dell’anno internazionale della cooperazione. Gli inglesi lo hanno già fatto presso la sede del quotidiano The Guardian con tanto di delegazione del movimento cooperativo cinese (hanno fatto pubbliche relazioni insomma). E noi?


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