L’armamentario di Enrico Bondi fa paura. Secondo i giornali, il tecnico dei tecnici interverrà sulla spesa pubblica con scure, mannaia, machete addirittura. Del resto l’impresa è ardua perché in pochi mesi si tratta di tagliare miliardi di euro, agendo su risorse economiche già impegnate. Il rischio è che questi tagli draconiani – roba da far impallidire quelli lineari di tremontiana memoria – accentuino il carattere recessivo delle “politiche” fin qui intraprese dal governo dei “tecnici”. Sì perché c’è taglio e taglio. Da una parte quello che semplicemente elimina o ridimensiona capitoli di spesa considerati inutili o irrilevanti. E dall’altro c’è il taglio basato sulla ricerca di risparmi in grado di generare nuovo sviluppo. Operazione, quest’ultima, certamente più complicata ma che andrebbe nell’ottica dell’agognata crescita. Su questo fronte il terzo settore e l’imprenditoria sociale avrebbe molto da proporre. Ad esempio il risparmio economico legato alle attività di inserimento lavorativo di cittadini deboli che altrimenti sarebbero in carico ai servizi assistenziali. Oppure, sempre nello stesso campo, la diminuzione delle recidive (e quindi dei costi di detenzione) da parte di detenuti ed ex detenuti che frequentano percorsi di inserimento e di formazione. Risparmi peraltro abbondantemente noti a volerli considerare. Certo sono necessarie risorse per ampliare la scala degli interventi. Ma a fronte di un investimento di spesa pubblica molto contenuto l’impatto non solo sociale ma anche in termini economici e occupazionali sarebbe assicurato. Vale la pena insistere quindi con la rendicontazione d’impatto, nei più diversi settori di attività. E’ di qualche giorno fa, ad esempio, un bel articolo apparso su The Guardian che argomenta efficacemente come la personalizzazione dei servizi sociali non genera costi aggiuntivi, anzi crea risparmio economico perché fa leva sull’empowerment dei beneficiari. Meglio far sapere queste cose prima che la scure di Bondi (o qualche altro strumento del genere) cali anche sulle risorse pubbliche che sostengono queste iniziative. Da questo punto di vista bisognerebbe utilizzare la scheda di segnalazione del governo non solo per fare liste di proscrizione sugli sprechi, ma anche per indicare i possibili risparmi. Sarebbe un bel modo per dimostrare che dalla società civile non vengono solo denunce, ma anche proposte.
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