– Strutturare i legami deboli tra persone e il sapere delle imprese per migliorare lo svolgimento delle attività e la diffusione della conoscenza.
– Aumentare la trasparenza e la partecipazione alle procedure decisionali.
– Includere comunità (informali) nello svolgimento di attività, assegnando il compito a un ampio set di performers o trovare collaboratori più appropriati all’interno del gruppo.
A leggerli così, tutti d’un fiato, si potrebbero scambiare per i punti qualificanti della dichiarazione di missione di un’impresa sociale. E in effetti è così solo che l’impresa sociale in questione (meglio “social enterprise” o “social business”) coincide con l’imprenditoria in generale e non un particolare modello giuridico / organizzativo o settore di attività. Si tratta infatti del programma di una summer school organizzata dal Politecnico di Milano. Uno dei tanti eventi, progetti, iniziative che nel loro insieme rappresentano il più importante elemento di spiazzamento rispetto alle diverse fenomenologie (sia tradizionali che innovative) fin qui emerse nel campo dell’imprenditoria sociale. Altro che social business alla Yunus, imprese sociali ex d.lgs 155/06, Benefit Corporation, Srl con il “cap” alla distribuzione degli utili. La sfida è a tutto campo e si gioca a livello organizzativo e strategico. Già, la pianificazione strategia. Una funzione che un testo seminale di qualche anno fa indicava in declino, ma che invece oggi sta riemergendo proprio grazie all’implementazione di social media e altre tecnologie web come elementi costitutivi dei processi produttivi ed anche della governance d’impresa. Tanto che un interessante articolo pubblicato su Mckinsey Quartely propone una sorta di crowsourcing, di copartecipazione, per gestire la pianificazione strategica nelle imprese. Qualche tempo avevo tentato, con alcuni colleghi, di fare qualcosa di simile per accompagnare l’elaborazione del piano strategico di un’importante rete di imprese sociali non profit. Ci siamo illusi, per un attimo, di essere all’avanguardia, ma, come dimostra l’evoluzione recente, la realtà del social business è già oltre.
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