111.375.000. Sono milioni euro e corrispondo al valore potenziale d’affitto delle stazioni ferroviarie cosiddette “impresenziate” che Ferrovie dello Stato concede in gestione a enti locali, organizzazioni di terzo settore e imprese sociali. In tutto circa 400 su circa 1.700. E’ un efficace indicatore d’impatto di un’importante azione di responsabilità sociale condotta, ormai da tempo, dall’ente ferroviario. Però è anche uno stimolo per altre istituzioni affinché intraprendano una politica simile. L’alienazione di beni immobili dello Stato annunciata dal neoministro all’economia Grilli potrebbe rappresentare, infatti, un’interessante opportunità, dedicando, come è già stato proposto in passato, una quota percentuale del patrimonio immobiliare a spazi per iniziative ad elevato valore sociale. Una bella sfida anche per i potenziali gestori. Il fatto che i beni siano disponibili richiede un incremento delle loro capacità progettuali, un’allargamento dello spettro di risorse attivabili e, non ultimo, una maggiore propensione (e creatività) nel rendicontare l’impatto sociale (e anche economico e occupazionale) di queste attività. Magari per scoprire che a guadagnarci sono un pò tutti, anche lo Stato che a fronte di una probabile difficoltà a vendere “tutto e subito” (vista la congiuntura del mercato immobiliare), può invece comportarsi da investitore sia per aumentare la dotazione di servizi di coesione per il territorio, sia per individuare interlocutori più strutturati nella società civile, sia per fare da garante rispetto ad altri apportatori di risorse (ad esempio la finanza interessata al campo sociale). Un’innovazione, infine, utile a superare l’orizzonte sempre più ristretto e incerto del cinque per mille. La misura – istituita dall’ex ministro dell’economia ed ex capo di Grilli – fagocita il dialogo tra governo e terzo settore, ma alla prova dei fatti non sembra in grado di porre le basi per un autentico sviluppo, neanche se fosse correttamente gestita.
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