Per i fan non ancora stufi di scovare nuove declinazioni dell’innovazione eccone una interessante: quella a rovescio. Si tratta di innovazioni che seguono un percorso a ritroso rispetto a quanto successo dalla modernità a oggi: vengono infatti sperimentate in economie lontane da quelle occidentali (per distanza, livello e modello di sviluppo) per poi essere trasferite in queste ultime. Il termine reverse innovation è stato coniato dall’economia di mercato e fa il paio con l’innovazione frugale che invece coglie il contenuto: si tratta infatti di prodotti (e servizi) non solo a basso costo ma anche semplificati nella struttura e nella forma d’uso. L’ideale per società come quelle occidentali in overdose da gadget e, non da ultimo, con minori risorse da utilizzare per soddisfare la bulimia da consumo. Anche nel campo non profit e dell’impresa sociale l’innovazione che inverte la rotta rappresenta un’interessante approfondimento. Il caso del microcredito segnalato da un pezzo apparso su Huffingtonpost è financo scontato. E’ interessante guardare a una più ampia casistica. Ad esempio le Ong sul fronte dei servizi, ricordando che Emergency gestisce proprie strutture sanitarie in Italia. A distanza ancor più ravvicinata si può guardare ai modelli organizzativi. Dai paesi emergenti vengono soluzioni nuove per rinverdire il carattere comunitario delle imprese sociali occidentali che oggi è un pò sbiadito. Oppure si può cogliere l’innovazione in settori come il turismo sociale che è un prodotto con realizzazioni sempre più numerose e significative in contesti diversi.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.