La partita del nuovo welfare non si gioca al ministero del lavoro e delle politiche sociali. Lì assomiglia piuttosto a un cantiere di demolizione. Il futuro invece corre tra il ministero dello sviluppo economico e quello dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur). E ruota intorno non all’ormai dimentico libro bianco sul futuro del modello sociale, ma all’agenda digitale che uscirà a settembre. Le task force dei due ministeri sono all’opera – sperando interagiscano – e già si anticipano i contenuti: su wired, mica sulle riviste di servizio sociale. L’approccio però è riduttivo, eccessivamente tecnicista, ma del resto il governo è tale per cui.. Ad esempio per l’economista Roberto Sambuco, collaboratore di Passera per l’agenda digitale, il welfare si salva nella misura in cui la digitalizzazione consente di recuperare efficienza sulle procedure e quindi di risparmiare risorse. Certamente un importante traguardo considerando lo stato della Pubblica Amministrazione (e di molto non profit), ma non basta. La sfida decisiva è sul versante dell’efficacia, cercando di incorporare le tecnologie (ICT e non solo) nei processi di rilevazione dei bisogni e di formulazione delle risposte. Il problema è che finora il dialogo tra operatori sociali e tecnologi è, ad essere ottimisti, ancora agli inizi, con i secondi che si lamentano del fatto di disporre di tecnologie autoreferenziali rispetto alle necessità di persone e comunità. Strumenti senza una chiara funzione d’uso e quindi in buona sostanza inefficaci. Per questo promette meglio l’ormai famoso bando del Miur che scommette sull’intelligenza delle tecnologie e delle comunità di utilizzatori, tanto da investirci – aspetto non trascurabile – diversi milioni di euro. Occorre quindi superare la logica del digitale come fattore di efficientamento, dando vita a uno spazio dove le tecnologie possano incontrare persone e organizzazioni che le sanno effettivamente sfruttare per realizzare azioni ad elevato impatto sociale. Una piattaforma strutturata come un marketplace che avvicini domanda e offerta facilitando gli scambi. Ma tutto questo può realizzarsi solo a patto di far emergere non solo i bisogni ma anche le risorse (gli asset) di tutte quelle organizzazioni, come le imprese sociali, che lavorano in questo campo. Altrimenti la tecnologia continuerà, nel migliore dei casi, a servire per digitalizzare i documenti cartacei. E sarebbe un pò poco.
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