Welfare

PMI e startup: s’ha da fare!

di Flaviano Zandonai

La notizia è vecchia ma merita un commento. Sì perché segna un cambio di paradigma nel processo di sviluppo di startup imprenditoriali, soprattutto quelle più innovative. La notizia è questa: Veneto Sviluppo – la finanziaria pubblica regionale – entra nel capitale di H-Farm l’acceleratore di startup tecnologiche più famoso e affermato nel nostro Paese (e non solo). E’ una notizia perché la retorica delle startup quando approccia la finanza non pensa certo una tecnostruttura pubblica, ma a soggetti privati ben più “cool” tipo venture capitalist e business angels. Sono soggetti che assieme a mentor e imprenditori contribuiscono non poco alla rappresentazione di un “ecosistema” che va per la maggiore, almeno quando si tratta di monopolizzare lo storytelling dell’innovazione e dell’imprenditorialità. E’ inoltre una notizia questa del matrimonio tra Regione Veneto ed H-Farm non solo per i contraenti, ma anche per la natura del loro rapporto. L’obiettivo infatti è quello di rafforzare le partnership tra startup e PMI locali. Altra novità: se prima la fase di “exit” di una startup era pensata nella forma di acquisto di quote societarie da parte di una qualche corporation del settore (possibilmente per cifre iperboliche), oggi invece si parla di accordi di business secondo modalità piuttosto classiche che assomigliano a distretti, filieri, contratti di rete, ecc.


Insomma è il processo, oltre che il prodotto, delle startup a dover essere più “made in Italy”. E senza voler fare troppa dietrologia sulle ragioni dell’accordo tra Regione Veneto ed H-farm quel che conta è come replicare questo processo in altri campi, ad iniziare da quello sociale. Moltissima nuova tecnologia – non solo ICT ma anche “hardware” – prototipata da startup è a elevato impatto sociale, come dimostra questo evento organizzato qualche tempo fa da dall’incubatore sociale Make a Cube.

Mancano i soldi si dirà, quasi come un riflesso condizionato. Giustificato, ma solo in parte. Perché prima delle risorse economiche è necessario mettere a fuoco la funzione d’uso: a cosa servono e come si implementano software e attrezzature per migliorare efficacia ed efficienza nella produzione di valore sociale. E poi serve una capacità, tutta manageriale, di “infondere” il cambiamento innescato dalla partnership tra PMI e startup non solo a livello di innovazione di prodotto (un modo diverso di fare ricerca e sviluppo), ma a più ampio raggio: a livello organizzativo e financo di cultura d’impresa. Una bella sfida, soprattutto se avviene in forma di apprendimento reciproco: PMI nonprofit che assorbono cultura startuppara (e viceversa). Proviamoci, il tempo è più che maturo come dimostra questo tour sostenuto nienpopodimeno che da Big G per digitalizzare le eccellenze italiane.

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