Renzi, la politica non è una slot-machine

di Marco Dotti

Il piagnisteo è un ottimo alibi per la negligenza di tutti, come lo è il silenzio. Bisogna ostinarsi, per evitare il primo e allontanare il secondo. E allora, nel nostro piccolo, ostiniamoci. 

Una voce informale, dai piani bassi di Palazzo Vecchio a Firenze, ci fa sapere che a settembre il Comune si muoverà con un provvedimento per rimuovere le slot-machine installate in una (anzi in due, poiché c’è un precedente nel quartiere delle Piagge) ludoteca della città (vedi → qui). Lo dicono per farci stare buoni? Sia come sia, agosto o settembre, quelle macchinette infernali vanno rimosse.

Sono certo che a Matteo Renzi non sfugga il senso più profondo di una parola oramai assunta solo come “disvalore”: politica. Perché perdere un’occasione per farci capire ciò che la politica non solo può, ma deve fare: mettersi in mezzo, fare argine, se necessario, alle maldestre derive del nostro tempo?

Lo scorso 17 luglio, al Giffoni Film Festival fu proprio Matteo Renzi a ricordare a una platea di ragazzi  che la «politica non è una cosa lontana, sporca, cattiva», ma «un’occasione bella dove per un certo tempo qualcuno si mette al servizio della collettività. La politica può essere cambiata se la si fa con onestà». Che cosa raccontiamo ai ragazzini che – a detta delle mamme – si attaccano alle slot machine con una compulsività simile a quella dei giocatori più incalliti? Raccontiamo che la politica non  esiste? Non c’è? O se c’è, si era sbagliata?

Belle parole.  Adesso però è il momento di cambiare marcia, innestando il passo che conduce  ai fatti. Partendo da quelle slot che lì, soprattutto lì, non ci devono stare.

Servono regolamenti, provvedimenti, disposizioni ad hoc? Ma allora a che cosa serve la «politica fatta con onestà», se ogni volta che deve davvero porsi al servizio di tutti si perde in un groviglio di «vorrei, ma non posso?» Per ora attendiamo.

Attendiamo con fiducia che, quanto sussurratoci in un orecchio – «a settembre le togliamo» – diventi realtà. Fino ad allora,  non molleremo la presa.

 


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