L’immigrato: il “grande assente” dalla campagna elettorale

di Marco Dotti

C’erano gli immigrati, c’era la sicurezza che “fa problema”. Appunto: c’erano, c’era. E adesso? Adesso non c’è più.  Nel solo Nordest sono 50mila gli immigrati che hanno fatto fagotto e se ne sono andati, con un calo che in cinque anni nel solo Veneto ha toccato percentuali su cui sarebbe stato opportuno aprire un dibattito: 60 per cento in meno. Nel complesso, si ritiene siano circa un milione e mezzo gli immigrati che hanno lasciato il nostro Paese nel 2012.

Fin qui le cifre. Ma ciò che più inquieta non è la scarsa attenzione su chi parte, ma il silenzio su chi resta. «Non c’è più nemmeno un leghista che parli di noi», mi dice Baba, che vende accendini ma ha un senso critico che i nostri laureati se lo sognano. Il silenzio dei profeti dell’altro ieri – quelli dello scontro di civiltà, del “padroni a casa nostra” – è indicativo in tal senso.  Se c’è un tema che nessuno, ma proprio nessuno ha toccato in questa campagna elettorale è quello dell’immigrazione. Perché? 

Siamo passati dallo scontro, al niente?  Dal considerare gli immigrati “avversari” contro i quali, quanto meno, confliggere, al non vederli nemmeno più?

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.