Politica

Allegria…funerali di Stato per il levatore della Videocracy

di Riccardo Bonacina

Così Mike Bongiorno sarò onorato con i solenni fumerali di Stato, lo ha stabilito un delibara del Consiglio dei ministri. Funerali che si terranno sabato mattina alle ore 10 nel Duomo di Milano. Del resto alla Camera ardente aperta alla Triennale di Milano, tutte le autorità e personalità gli hanno reso omaggio, la politica, la cultura, lo spettacolo, la ggente. La bara è stata deposta nell’atrio della Triennale, coperta da un drappo rosso con la scritta “Allegria” in caratteri dorati corsivi. Nell’atrio è stato collocato un lungo tappeto, in fondo al quale un grande schermo proietta a ciclo continuo foto e immagini di repertorio del volto più noto della televisione italiana, accompagnate da un sottofondo musicale. A lui, il Tg1 aveva dedicato, martedì scorso, un titolo lungo 6 minuti neanche fosse morto un martire, un Papa, un capo di Stato. Già, un capo di Stato, forse Mike lo era, è lui del resto il vero levatore della Videocracy di cui in questi giorni s’è parlato a proposito del film di Erik Gandini a Venezia (qui il trailer). La sua morte e i funerali di Stato ci ricordano ora la vera data di nascita della Videocracy e il suo vero martire.

Fu Mike Bongiorno a presentare la primissima trasmissione mai andata in onda: Arrivi e partenze, datata 3 gennaio 1954 e diffusa dalla Rai. Fu ancora lui a sdoganare la figura delle vallette, belle ragazze meglio se un po’ svampite e svestite, fu lui il gran sacerdote dei quiz in cui era sempre meno importante sapere qualcosa. Fu ancora lui il levatore della tv commerciale, del mercato milionario dei conduttori. Fu lui a sdoganare le televendite senza pudore alcuno. Non fosse morto sarebbe toccato ancora a lui sdoganare definitivamente Murdoch nel nostro Paese con la trasmissione Riskytutto in programmazione tra poche settimane.

Agli inizi degli anni sessanta, Umberto Eco lo sdoganò agli ambienti intellettuali con il celeberrimo articolo Fenomenologia di Mike Bongiorno, nella quale la tecnica comunicativa del conduttore viene analizzata dal noto scrittore in maniera accademica. Umberto Eco evocatissimo in questi giorni, rintracciava le radici profonde del suo successo nella sua “mediocrità assoluta” grazie alla quale «lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti». E, aggiungiamo noi oggi, lo spettatore cominciò a crogiolarsi in quel delirio di opportunità di fuga da questi limiti che la tv con un’accellerazione esponenziale offriva (soldi piovuti dal cielo, fama piovuta dal cielo, belle donne piovute dal cielo. Ne ho scritto la settimana scorsa ricordando un saggio di David Foster Wallace scomparso proprio il 12 settembre di un anno fa (qui il post). In questi 55 anni dalla prima trasmissione di Mike Bongiorno sulla Rai nel 1954 e quella di Sky di cui non ci resta che il promo, è cambiata la nostra antropologia, la tv ci ha strappato via via dalla realtà introducendoci in un mondo di desideri senza felicità e di infelicità desiderante.

La videocracy di cui si celebra domani, con solenni funerali di Stato, la morte del suo levatore immarcescibile che già traghetta nell’aldilà attraverso i video replicati all’infinito, non ci influenza per le ospitate dei politici nei suoi talk show (si tratti di Vespa o di Santoro non importa), fa di più, ci svuota dentro, ci mangia e cambia i desideri con i suoi programmi con le sue immagini, con i suoi irreali reality con i suoi quiz milionari.

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