«Li tratteremo come un partito di opposizione, poichè stanno conducendo una guerra contro il presidente e non possimao far finta di pensare che questo sia il comportamento legittimo di un organo di informazione». Chi secondo voi ha sparato questa cannonata contro un gruppo editoriale? Forse Berlusconi ieri in Brianza? No. La cannonata arriva direttamente dalla White House attraverso Anita Dunn, direttore delle comunicazioni della Casa Bianca (insomma, un Bonaiuti un po’ più importante e di peso mondiale) che ieri attraverso il New York Times ha spiegato come l’amministrazione Usa si sia messa l’elmetto contro Murdoch proprietario di Fox News che, secondo l’Amministrazione Usa, usa calunnie mascherandole da informazione obiettiva contro il presidente Obama.
Tutto il mondo è paese, e sempre più spesso l’industria editoriale in crisi di vendite, business e senso si riduce a svolgere una mera funzione politica, quasi i gruppi editoriali fossero dei partiti a difesa degli interessi non più dei propri lettori/telespettatori, ma dei propri potenzi azionisti. La stampa, così, da contropotere a difesa degli interessi dei cittadini diventa sempre più spesso potere tra i poteri, o potere dei poteri.
Perciò è apprezzabilissima l’uscita di Ferruccio De Bortoli ieri su Il Corriere della sera e in serata la sua performance come ospite di Gad-vispa-teresa-Lerner a L’Infedele. Nei suoi articoli e nella trasmissione di La7 De Bortoli, difendendosi degli attacchi congiunti di Berlusconi, Scalfari e Travaglio (bella combriccola), ha rivendicato con orgoglio il ruolo di un’informazione che provi, malgrado tutto, a tenere al centro del suo lavoro i lettori.
Ha ragionato così irei De Bortoli: «Un giornale non è un partito. L’informazione è corretta se fornisce al lettore tutti gli elementi necessari per formarsi, in piena libertà e senza condizionamenti, un’opinione. Non lo è quando amplifica o sottostima una notizia chiedendosi prima se giova o no alla propria parte o al proprio padrone. Ed è quello che sta accadendo oggi: i fatti non sono più separati dalle opinioni. Sono al servizio delle opinioni. I lettori rischiano di essere inconsapevolmente arruolati in due trincee, dalle quali si danno vita a campagne stampa e raccolte di firme. Tutti liberi di farlo, naturalmente. A volte con qualche ottima ragione. Ma senza trattare poi coloro che non vi aderiscono come alleati di fatto del nemico o pavidi spettatori. Gli avvenimenti sono spesso manipolati, piegati alla bisogna. Trionfa la logica dell’attacco personale, della delegittimazione morale. Il clima conflittuale creato nel Paese ha qualcosa di inquietante e dovrebbe indurre tutti a fermarsi un attimo, a chiedersi se per abbattere l’avversario sia davvero necessario bruciare l’intero edificio civile, istituzioni comprese, mostrando al mondo uno spettacolo ingiusto e amaro. L’Italia vera, per fortuna, è diversa». Già proprio così. Oggi siamo di “Tendenza De Bortoli”.
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