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Polemiche: Il Crocefisso tra Coca Cola e Microsoft?

In anteprima l’editoriale del numero di Vita magazine in edicola da sabato. Giusto il crocefisso obbligatorio?

di Riccardo Bonacina

Non siamo un giornale cattolico, non c?interessa il dibattito infra-ecclesiale, eppure le polemiche suscitate dalla proposta di legge che vorrebbe il crocefisso per decreto e come simbolo di civiltà, e le reazioni che l?idea ha suscitato sono interessanti.

Come raccontatori delle vicende sociali di questo Paese non possiamo non notare e sottolineare importanti novità nell?associazionismo e nei movimenti cattolici italiani. Una presenza sociale, quella dei cattolici che per la prima volta sembra emanciparsi con decisione dalla scomparsa del ?partito cattolico? e dal carisma, anche mediatico, del Pontefice. Siamo di fronte ad un mondo cattolico che ridà segni di presenza e di vitalità unitaria nella vita sociale e politica del Paese, rivendicando come nessun altra aggregazione e cultura, l?autonomia del sociale, delle aggregazioni sociali, e la loro libertà, la loro indipendenza dai recinti della politica e della bipolarizzazione partitica. Si pensi, solo per registrare i più recenti avvenimenti, all?aggregazione di Retinopera, luogo di riflessione politico-culturale, alle Sentinelle del mattino, cartello sui temi della pace e della globalizzazione, all?unità con cui si sta sostenendo il percorso della Cisl. Episodi e percorsi che hanno aggregato una sessantina di movimenti e associazioni, da Pax Christi alla Compagnia delle Opere, dall?Azione Cattolica alle Acli, dai Focolarini al movimento sindacale.

Nella ritrovata vitalità ed unitarietà di questo mondo cattolico si legge un attaccamento inusuale alla realtà delle cose al di là delle gabbie interpretative ideologiche, un?indubbia capacità di chinarsi sui bisogni, una rinnovata capacità di leggerli e di rispondervi. La vicenda immigrazione è davvero molto istruttiva: la marea di iniziative, di sportelli, traduzioni, uffici, patronati, famiglie, imprenditori, politici cattolici che si sono rimboccati le maniche di fronte a un bisogno e a una legge odiosa e inefficace.
Un mondo cattolico e plurale, per storia e per accenti, che anche sulla vicenda crocefissi ha saputo dire qualcosa di interessante. Nelle sue espressioni più presenti e vere ha fatto spallucce, quando non protestato, di fronte a un ?crocefisso obbligatorio?, a un ?crocefisso per decreto?. Perché? Perché il loro è un cristianesimo minimalista? Perché la loro è una fede annacquata? Perché la loro è un?esperienza di chiesa confusa? Perché il loro è un ecumenismo panteista o gnostico?

No. E? significativa la reazione dei missionari saveriani, che hanno detto: ?Il recente dibattito attorno alla proposta di legge che intende rendere obbligatoria l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche e in tutti gli uffici pubblici ci interpella direttamente come missionari. Non possiamo oggi esimerci dal manifestare la nostra contrarietà ad una proposta che intende ridurre Gesù sulla Croce ad un mero ?simbolo della civiltà e della cultura? dell’Italia e dell’Europa? Altro che simbolo, i missionari ci dicono che proporre la croce nei termini di ?simbolo culturale del continente europeo? è una pazzesca riduzione che dovrebbe fare orrore per primo proprio ai cattolici. Insomma i cattolici che continuano ad essere presenti nella società e curvi sulla (secondo gli insegnamenti di Madre Teresa) realtà (dove la croce è esperienza viva incontrata ogni giorno, a New York come a Bagdad) avvertono bene il tranello culturale, che vorrebbe costringere il cristianesimo a un logo culturale tra gli altri. Un logo che insieme alla Coca Cola, a Microsoft, al denaro, come avverte René Girard, sono oggi alla radice del ” risentimento” di gran parte del mondo. Il Crocefisso come mito tra i miti dell?occidente, Il cristianesimo come vessillo in una battaglia di civiltà utile solo ai petrolieri texani.

Hans Von Balthasar, grande teologo, osò un parallelo tra il primo cristianesimo e quello contemporaneo che oggi risuona come invito. Scriveva: ?quella dei primi cristiani era una civitas ancora libera dall?immagine clericale di fortezza assediata, logorata dal conflitto con il potere, era un cristianesimo che ancora pensa rivolto agli spazi illimitati delle genti e che ha ancora la speranza della salvezza del mondo, di tutto il mondo?. Insomma un cristianesimo che non si lascia ridurre a un simbolo e che oltre alla croce sappia testimoniare a tutti l?esperienza della resurrezione, l?esperienza di una vita che vince la morte.

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