Il numero di Vita in edicola da oggi è un numero che mi rende particolarmente orgoglioso perchè dice tutta l’originalità ed unicità del racconto che la redazione prova ogni settimana a fare, e la esalta. È un numero monografico dedicato ad Haiti, Paese colpito dal terrificante terremoto del 12 gennaio scorso, ed è, significativamente intitolato “Dalla parte di Haiti”. La fotografia che qui riproduco è stata scelta dal direttore e dalla redazione per la cover di Vita di questa settimana. Una famiglia seduta davanti alle macerie della propria casa due giorni dopo il terremoto che ci guarda diritta negli occhi, con dignità.
Un’immagine così diversa da quella a cui ci hanno abituato in questi dieci giorni le televisioni globali e nazionali ed anche così diversa dalla scelta fatta da tante altre redazioni. Le cataste di corpi morti, gli aiuti buttati dagli elicotteri a sciami umani urlanti, i corpi per terra di morti ammazzati, forse sciacalli ci informano gli inviati. Inviati, della Rai, a cui ho sentito dire, a commento dei troppi filmati degni di una pornografia colonialista del dolore altrui, l’inviata Rai, dicevo, che ha commentato così il filmato: “Vedete, masse di disperati che discendono dagli schiavi d’Africa” (sic!).
Un numero, quello di Vita, che racconta un altra isola, non più quella del Grande Fratello globale, ma l’Haiti che è stato il terzo Paese al mondo a dotarsi di una costituzione nel 1801, l’Haiti prima Repubblica nera, quella degli scrittori, dell’energia creativa. Un numero per “capire” Haiti, come scrive Frangi nell’editoraile al numero in edicola. Capire Haiti: «Perché il Paese che ci è stato raccontato sotto l’onda emotiva di questa tragedia è un Paese senza soluzioni. Un Paese “maledetto”. Invece, come ha denunciato uno dei suoi scrittori più famosi, Dany Laferrière, questa è «una parola insultante che sottintende che Haiti ha fatto qualcosa di male e che lo sta pagando». Haiti invece è un Paese che ha affrontato con grandissima dignità la spaventosa scossa che ha messo in ginocchio la sua capitale. Che ha mostrato energia vitale, anche là dove avrebbe potuto esserci solo disperazione. È l’Haiti che ci racconta con passione uno dei suoi giornalisti più famosi, Hegel Goutier. È l’Haiti che ha rialzato la testa il giorno del terremoto, come ha raccontato lo stesso Laferrière: mentre i ricchi se ne stavano rinchiusi nelle case, assediati dalla paura, i poveri per le strade hanno rimesso in moto la vita della città. «L’energia dei più poveri ci ha salvati», ha concluso lo scrittore. “Questa è Haiti”.
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