Giustamente, sul numero di Vita, Maurizio Regosa, sottolinea la presa in gira sulle tariffe postali per il non profit. Dopo il blitz del primo aprile e dopo aver segnato un vero primato (meno di 24 ore per aumentare del 500%), ora le tariffe non scendono nonostante il Dl incentivi del 19 maggio scorso prevedesse un tetto agli aumenti per il non profit del 50% (leggi qui). Insomma uno scandalo, più che una presa in giro, una presa per i fondelli.Poste spa (il 65% delle cui azioni è in mano al ministero dell’Economia) nonostante il Decreto mantiene la tariffa piena, a 0,28 invece della tariffa di 0,064 in vigore sino al 30 marzo scorso, l’aspettativa, corroborata da una legge era quella che dal 20 maggio la tariffa fosse portata a 0,14. Invece no. Chi ci prende in giro il non profit? Il Governo o le Poste? Sempre che non siano la stessa cosa.
“Viene dal governo l’appiglio al quale si è (prontamente) aggrappata l’azienda guidata da Massimo Sarni, ora in odor di ministero (si dice che sarà lui a sostituire Claudio Scajola). E l’appiglio è in una formula che più ambigua non si potrebbe. Le tariffe postali agli enti non profit, si legge nel testo legislativo, «possono essere ridotte con decreto del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Economia, sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri». Quel «possono» introduce non un obbligo, ma – appunto – una possibilità. Che forse avrebbe trovato concretezza tramite un decreto che però è di là da venire”, nota giustamente Regosa.
«Non possiamo fare nulla senza decreto», fa sapere l’ufficio stampa. Insomma, Ponzio Pilato era un eroe e Poste degna del cartello dei petrolieri. E il non profit, che credeva di aver portato a casa una battaglia è ancora una volta cornuto e mazziato da questo Governo.
Per chi voglia un dettaglio di tutta la vicenda scorra la lista di notizie su vita.it
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.