Welfare

Lavoro: Acli, raccolte 100 mila firme per la flessibilità sostenibile

Sono arrivati a Roma, dopo 8mila chilometri fra 60 citta' italiane, i cinque camper attrezzati per la raccolta di 100mila firme a sostegno di una petizione per ''una flessibilita' sostenibile''

di Redazione

Sono arrivati oggi a Roma, dopo aver percorso 8mila chilometri fra 60 citta’ italiane, i cinque camper attrezzati per la raccolta di 100mila firme a sostegno di una petizione per ”una flessibilita’ sostenibile” da presentare al presidente della Camera a fine ottobre con l’obiettivo di trasformarla in norme di legge per la difesa dei diritti dei lavoratori precari con uno ‘statuto dei lavori’. Con la petizione, le Acli intendono chiedere al Parlamento l’adozione di un nuovo codice dei diritti del lavoro che preveda un sistema di provvedimenti legislativi orientati alla centralita’ della persona umana nella scelta sociale, economica e politica in materia di lavoro. Sono almeno due milioni, secondo le Acli, i lavoratori ‘parasubordinati’, fra i 25 e i 40 anni di eta’, con diploma o laurea e per la maggioranza non sindacalizzati. Il punto cruciale della petizione, ha spiegato il presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba in un incontro con i giornalisti a cui ha partecipato anche il senatore dell’Ulivo Tiziano Treu ”e’ riconoscere i diritti individuali di formazione”. In sostanza, il diritto alla formazione o alla riqualificazione professionale deve essere assicurato a vario titolo a chi deve accedere al mondo del lavoro, a chi gia’ lavora, a chi aspira a cambiare lavoro, a chi rischia o sta per perdere il posto di lavoro. ”Per i lavoratori atipici – ha spiegato Bobba – che non rientrano in un inserimento formativo, occorre offrire una graduale ma consistente detassazione per la formazione. Magari si puo’ pensare ad una Tremonti ter” ha suggerito il presidente nazionale delle Acli. Questo impegno, si legge nella petizione, si puo’ concretizzare in una politica di agevolazioni fiscali: detrazioni, voucher formativi, detassazione di parte del tfr, deduzione del reddito d’impresa dei costi delle attivita’ di formazione promosse dalle aziende. ”Ogni cittadino deve avere una dote formativa – ha detto Bobba – una sorta di libretto di risparmio della formazione da cui prelevare crediti o versare parte di questa dote, che deve essere finanziata da istituzioni pubbliche nel caso di coloro che sono in condizioni di bisogno”. La flessibilita’, si legge ancora nella petizione, comporta la frammentazione dei percorsi lavorativi e per evitare l’azzeramento delle esperienze ogni volta che si cambia lavoro bisogna certificare le competenze acquisite. Che questa proposta di legge non avra’ vita facile e’ convinto il senatore dell’Ulivo Tiziano Treu secondo il quale ”alla formazione individuale occorre affiancare la rete di sicurezza, con gli ammortizzatori sociali di seconda generazione”. Treu ha anche osservato che ”i lavoratori atipici hanno bisogno di forme previdenziali adeguate affinche’ il loro percorso pensionistico non sia pieno di buchi”. La Finanziaria, secondo Treu ”ha aria da stangata piu’ che da sostegno ai nuovi diritti” ma auspica che ”ci siano possibilita’ di intervento per la formazione” dei lavoratori. A questo proposito ha richiamato le indicazioni europee secondo le quali ”gli investimenti in formazione non sono una spesa corrente e vanno defiscalizzati”.


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