Politica

Il nuovo Vita, in edicola insieme a voi

di Riccardo Bonacina

Se prendete in mano il nuovo Vita, in edicola da oggi (in alcune città domani), capirete che senso ha avuto l’idea di andarci a quotare in borsa. Il nuovo Vita, è nuovo davvero. Non è un semplice restyling per risvegliare l’interesse di lettori affezionati. È nuovo perché vuole essere più grande, più largo, vuole parlare a nuovi mondi, a nuove persone. Se abbiamo scelto di fare il passo complicato ma entusiasmante di quotare la nostra società in borsa era quindi per arricchire innanzitutto il prodotto in cui abbiamo sempre creduto, e in cui crediamo ancor di più oggi in tempi così complicati e confusi. In momenti in cui prevale la tentazione di stare in coperta, di aspettare che la bufera passi, abbiamo voluto invece uscire con una formula tutta nuova per poter ogni settimana discutere, lanciare idee, e soprattutto raccontare le storie e le esperienze dei tanti che in Italia fanno buona innovazione, a vantaggio di tutti.

Vogliamo fare un giornale che non finisce nel momento in cui i lettori hanno terminato di sfogliarlo, ma che continua nella vita, con l’entusiasmo che ha saputo comunicare, con gli input intelligenti che saprà distribuire, con i consigli pratici. Un giornale che vuole essere utile e appassionato. Aspettiamo i vostri giudizi e i vostri suggerimenti. Ci saranno quanto mai utili, nel segno di quel patto tra chi fa il giornale e chi lo legge che è sempre stata una delle caratteristiche che hanno reso Vita un’avventura tutta speciale nel panorama dell’informazione italiana.

Come scrive Pietro Barcellona nell’editoriale del primo numero del nuovo Vita: «La prima rivoluzione culturale di cui questo Paese ha bisogno è la verità del confronto, l’apertura dello spazio pubblico ai “dilettanti della vita” che praticano giornalmente la fatica di lavorare, insegnare, educare, amare e soffrire. Facciamo davvero posto alla “gente” di cui tutti parlano a sproposito: facciamo parlare i giovani, gli operai, le casalinghe, gli anziani, i malati. Smettiamola con il nichilismo della fiction e con la semplificazione opportunistica degli schieramenti politici. Nel mondo comune le parole sono ancora pesanti, perché chi le pronuncia ne vive i significati, incarnandoli. Smettiamola di parlare di onestà in astratto e mostriamo, invece, che cosa fanno e dicono gli uomini e le donne oneste».

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